“Un Oratorio senza musica è come un corpo senz’anima”: questa frase di Don Bosco sottolinea l’importanza che ogni forma di espressione artistica ha nel sistema educativo salesiano. Un’importanza a cui lo stesso Giovanni Bosco ha dato peso con la sua vita e le sue iniziative: da quando, ragazzo, si esibiva come saltimbanco, come prestigiatore o come cantastorie, a quando, adulto, scrisse e rappresentò commedie, fino ad arrivare a formare una banda.
Queste belle attività servivano per offrire ai suoi ragazzi non un semplice e puro intrattenimento, ma un momento di sano e formativo divertimento. Che oggi, tanti anni dopo, viene replicato ovunque nel mondo da tutti i Figli di Don Bosco.
Già nel 1875 don Bosco parlò dell’India come uno dei possibili futuri Paesi in cui mandare i suoi missionari; ma dopo alterne vicende fu solo il 5 gennaio 1906 che il primo gruppo di cinque salesiani, guidato da don Giorgio Tomatis, arrivò a Thanjavur, che allora faceva parte della diocesi di Mylapore, nel sud-est dell’India. Gli inizi furono un po’ difficili, fino a quando negli anni ‘20 del secolo scorso arrivarono nel sub-continente indiano due grandissime figure di missionari salesiani: il francese Louis Mathias e lo spagnolo José Carreno… ma questa è un’altra storia.