Victoria e Julya: accolte a Valdocco, ritrovate in Ucraina

Un affondo nella situazione delle famiglie ucraine è il contenuto dell’intervento di padre Daniél Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco, nella prossima puntata del programma I viaggi del cuore in onda domenica 7 luglio alle ore 8.50 su Canale 5.

Una puntata che testimonia la vicinanza morale e concreta alla popolazione colpita dalla guerra da parte di Missioni Don Bosco, che ha legami storici con l’Ucraina, ma che ha visto nascere diversi nuovi progetti dopo l’invasione della Russia. Una relazione che si è fatta sempre più stretta dopo aver accolto, nella Casa Madre dei salesiani a Valdocco (Torino), un ampio gruppo di donne e di bambini per molti mesi nel periodo più pericoloso soprattutto per le famiglie prive di casa e con gli uomini al fronte. Fra gli ospiti anche Victoria, che a maggio del 2022 ha partorito il suo secondo figlio a Torino. È stata una delle permanenze più lunghe, insieme con i suoi genitori (il padre tropo anziano per essere chiamato alla leva militare) e con il primogenito Miror, fino al rientro nel suo Paese nei primi mesi del 2023. Al bambino è stato dato il nome Damir, che significa “dono di pace”.

Ad aprile di quest’anno don Antúnez ha raggiunto la casa di Victoria a Kiev: “questo incontro mi ha aperto il cuore. Una bellissima usanza ucraina è quella di accogliere gli ospiti con del pane, per farli sentire parte della famiglia. E io mi sono sentito così: ci siamo seduti a tavola – in questo gli Ucraini sono molto simili agli Italiani e agli Argentini come me – ed è stato come essere a casa. Malgrado la guerra, malgrado l’ansia per il futuro, abbiamo respirato un’atmosfera di grande serenità e di condivisione”. Oggi Damir ha due anni, è un bellissimo bambino, vivace e allegro, pieno di vita; suo fratello Miron frequenta la prima elementare. Il padre è tornato al fronte, dopo un breve permesso per conoscere il secondogenito.

A Kiyv i salesiani hanno un’opera con un oratorio nell’estrema periferia della città, vicino a una scuola statale con la quale è in atto una bella collaborazione. Missioni Don Bosco ha finanziato la costruzione di un rifugio sotterraneo che, a guerra finita, sarà una sala-teatro a disposizione dei giovani. Molti di coloro che frequentano l’oratorio hanno i loro papà richiamati nell’esercito e inviati a combattere. Uno di questi giovani, anche lui ospitato a Torino insieme a sua mamma Julya, è Nikita: sta per compiere 16 anni, l’anno prossimo dovrà iscriversi al servizio di leva. Quando insieme con sua madre tornò in Ucraina, ad attenderlo c’era il suo papà, volontario dell’esercito: molti uomini hanno deciso di partire perché sperano che la guerra non duri ancora a lungo e che il loro sacrificio serva ad evitare che i loro figli vengano arruolati. È stato un incontro molto breve: il padre doveva tornare al fronte. Nikita conserva gelosamente dei piccoli oggetti che il padre gli ha affidato.

Padre Mykhaylo Chaban, che ha guidato la visita della delegazione di Missioni Don Bosco e della Ong VIS, è il superiore dei salesiani ucraini, ci ha spiegato che “si percepisce ogni giorno il dolore per la perdita di amici e parenti. Ci sono bambini che diventano orfani, madri che seppelliscono i figli, famiglie che perdono le case. La gente è disperata, non sa cosa fare, i soldati che tornano dal fronte feriti e senza una gamba o un braccio…”.

Mentre le diplomazie si attardano fra i pensieri di una guerra senza fine, i salesiani insistono sull’attenzione alle vittime. Nonostante la percezione di un affievolirsi del sentimento generalizzato di solidarietà, essi continuano a portare aiuto puntando sulla ricostruzione materiale e spirituale di un popolo sfiancato e sulla prospettiva di un dopoguerra che – con il Papa – si prega perché sia prossimo e vinca l’odio seminato assieme alle bombe.

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