In Bolivia, a Santa Cruz de la Sierra, che si trova nella regione orientale del paese, caratterizzata dal clima caldo sub tropicale tipico della conca amazzonica.
Abbiamo visitato le opere salesiane di questa regione, alcune delle quali fondate da missionari salesiani italiani provenienti dal Veneto e Friuli. A Montero, una cittadina a 40 chilometri di Santa Cruz, abbiamo una grande scuola agricola “La Muyurina” e una bella parrocchia “La floresta”. A San Carlos e a Sagrado Corazon, animiamo pastoralmente un vasto territorio con decine e decine di comunità sparse nella vasta area agricola di quel territorio. A Yapacani abbiamo un convitto scolastico che ospita circa cinquanta ragazzi provenienti da zone lontane e con gravi difficoltà di collegamenti a causa dei fiumi che nel periodo delle piogge si ingrossano improvvisamente impedendo il passaggio da una sponda all’altra anche per lunghi periodi. La particolarità di questo convitto di Yapacani è che a gestirlo non siamo direttamente noi salesiani, ma un gruppo di cinque volontari colombiani. Il più grande di questi ha 43 anni, poi viene uno di 33 anni e gli altri sono davvero molto giovani: 19 e 20 anni! Sono un piccolo gruppo di volontari missionari fondato da un sacerdote colombiano che si è ispirato a Don Bosco. Il loro è un servizio di volontariato che sta maturando verso una vocazione di speciale consacrazione religiosa. Hanno accettato di vivere ed animare questo convitto che si trova in condizioni davvero precarie dal punto di vista logistico. I servizi igienici sono in condizioni pietose. Non hanno un luogo protetto dalla pioggia dove lavare la biancheria e stenderla ad asciugare. La unica sala grande, che durante il giorno diventa refettorio, sala studio, sala di ricreazione a seconda delle attività che vi si svolgono, necessita di un tetto nuovo perché quello esistente in paglia è ormai marcito e lascia passare la pioggia.
L’ultima opera salesiana che abbiamo visitato in Santa Cruz è stato l’Hogar Don Bosco, fondato e ancora diretto da padre Ottavio Sabbadin, nativo di Ramon di Loria in provincia di Treviso. Si tratta di una vera e propria cittadella della gioventù povera, con una pluralità di servizi per gli orfani, i ragazzi di strada, i portatori di handicap. La città di Santa Cruz attrae popolazione dalla campagna e dalle montagne boliviane dov’è la vita è sempre più dura. Non che arrivando in periferia di questa grande città le condizioni di vita migliorino, anzi. Le famiglie facilmente si disgregano e a patirne le conseguenze sono come sempre i più piccoli.
Giovani Bosco, orfano di padre a due anni, quando diventa prete si dedica proprio ai ragazzi di periferia che non hanno più una famiglia. Lui orfano di padre, diventa un padre per tanti altri ragazzi e giovani soli ed abbandonati che vivono di stenti nella periferia torinese di metà Ottocento. Padre Ottavio Sabbadin ha rivissuto e messo in pratica proprio la prima esperienza pastorale di Don Bosco: essere padre di tantissimi ragazzini, bambine, giovani che non un padre e una madre non ce l’hanno più. Dare una casa e un clima di famiglia dove ognuno viene accolto così com’è, con tutte le sue povertà e miserie ed a aiutato a crescere, a riscattarsi dalla condizione nella quale si trova, non per causa sua. Ormai prossimo agli ottant’anni – padre Ottavio – quando entra in una di queste case a loro dedicate, è bellissimo vedere come i ragazzi appena lo scorgono gli corrono incontro per abbracciarlo chiamandolo “padre“.
Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco