Viaggio missionario in Angola
Siamo arrivati a Luanda la capitale dell’Angola. Fa molto caldo e, vicino al mare, è anche umido.
I salesiani sono presenti in Angola dai primi anni ’80, quando all’appello del Rettor Maggiore – don Egidio Vigano’ – risposero con generosità al Progetto Africa numerosi giovani salesiani del Sud America: Argentina, Brasile, ma anche Paraguay e Uruguay. Ora la presenza dei figli di Don Bosco conta 110 salesiani, di cui 40 sono attivi nel ministero pastorale e 70 sono in formazione iniziale. Le vocazioni dunque in Angola non mancano.
I primi anni di presenza salesiana furono molto difficili a causa della guerra civile che dall’indipendenza dal Portogallo (di cui era una Colonia fino al 1975) insanguinò il paese per ben 27 anni, fino ai primi anni del ventunesimo secolo. Dal 2002 la pace e le relazioni internazionali aperte con molti paesi stranieri hanno fatto dell’Angola uno dei paesi con il maggior tasso di sviluppo economico del continente africano.
Le contraddizioni e i contrasti economici e sociali, quando si visita un paese in via di sviluppo, sono sempre presenti e balzano subito all’occhio. A Luanda questo fenomeno è ancor più accentuato perché il centro della città si presenta come una metropoli che vuol fare concorrenza alle grandi città, meta di turismo internazionale. Il lungomare è sullo stile di Copacabana di Rio de Janeiro. Lo skyline del centro è un susseguirsi di grattacieli scintillanti che si specchiano sulle acque dell’Oceano Atlantico. Tutto molto bello e curato, tutto che luccica…. ma basta allontanarsi un poco dal centro e i barrios che continuano a crescere in periferia mostrano una realtà ben diversa.
Circa otto milioni di abitanti vivono in baraccopoli estesissime dove si mescolano rifiuti, animali randagi, bambini scalzi, gente indaffarata a trovare qualcosa da mangiare…. il tutto su strade praticamente inesistenti, case fatte con ogni tipo di materiali: plastica, mattoni cotti al sole, lamiere bucate, eternit. Un girone infernale infinito.
In uno di questi barrios, nella zona che fino all’indipendenza dal Portogallo era la discarica di Luanda – in portoghese “Lixeira” – e che negli anni è venuta sempre più popolandosi fino a spostare completamente le immondizie da altre parti e occupare tutto il territorio con case, baracche, lamiere, ci abitano più di 250.000 persone. E qui troviamo le opere salesiane più belle e significative di Luanda. Un dato per tutti ci dice come si vive: non esiste la fognatura in questo enorme agglomerato urbano!
Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco