“Anni di inflazione galoppante, il quasi totale arresto di tutte le attività produttive hanno piegato la popolazione riducendola ad una massa di persone povere e malnutrite” abbiamo scritto in un recente messaggio che richiama la necessità di un aiuto concreto. “Continuiamo a sostenere la popolazione attraverso la distribuzione di cibo che i salesiani hanno organizzato in tutto il Paese e che portano avanti da un anno almeno”.
Ha un sapore particolare la celebrazione della festa di Don Bosco proprio nei giorni della venuta al pettine dei nodi del Paese sudamericano. La novena del santo possiamo dire che abbia seguito l’andamento delle inizaitive popolari per chiedere democrazia e cambio di passo in economia. Preparativi e festeggiamenti hanno avuto un valore speciale per i giovani e per i loro educatori. I salesiani del Venezuela ce ne danno conto nella misura in cui possono tenere i contatti via Internet con il resto del mondo, anche nelle aree prevalentemente rurali o decisamente periferiche come l’Amazzonia venezuelana.
Ci ha scritto un amico di Missioni Don Bosco, il salesiano e “vescovo della foresta” (come si autodefinisce) monsignor Jonny Eduardo Reyes Sequera, al quale abbiamo chiesto di descrivere quessto “sapore”.
Da poco terminato il tempo di Natale, abbiamo iniziato a pensare alla festa di San Giovanni Bosco. Hanno incominciato a girare i messaggi per ricordarci l’un l’altro che eravamo nel mese di Don Bosco. Nelle case salesiane hanno iniziato a comparire i manifesti Don Bosco, in tutti gli stili e in tutte le dimensioni, per promuovere una preparazione del cuore alla celebrazione del Padre e Maestro della gioventù. Ex studenti sono andati alla casa più vicina per chiedere di partecipare alla novena e di collaborasre alla preparazione della festa dei 31 gennaio.
Chiunque potrebbe domandarci: “E la crisi del Paese? e la situazione della tensione socio-politica? e la crisi alimentare e le medicine?”. La protesta sociale in tutte le città si è data appuntamento il 23 del emse per ricordare la fine della dittatura di Marcos Pérez Jiménez nel 1958.
Non abbiamo chiuso gli occhi di fronte a quanto stava accadendo, ma l’abbiamo assunto come “quadro motivazionale” per la preparazione e per l’esperienza della festa del nostro Padre fondatore. Amazonas è uno stato eminentemente salesiano, in quanto sono 90 anni di presenza dei missionari di Don Bosco intrepidi e generosi in questa vasta area del Paese. Si sono dati alle popolazioni indigene con la loro presenza e con le varie forme di evangelizzazione-educazione.
Una spinta forte a dare un peso maggiore alla Festa quest’anno è venuta dalla Giornata Mondiale della Gioventù che si è svolta proprio nei giorni di inizio della novena.
Scrive infatti mons. Reyes:
Da Panama abbiamo ricevuto una carica motivazionale sulla figura di Don Bosco: da papa Francesco, da don Ángel Fernández Artime (rettor maggiore dei salesiani; n.d.r.) e da Madre Yvonne Reungoat (superiora generale delle FMA; n.d.r.). “Abbiamo celebrato il Santo in tutte le parrocchie come un grande sacerdote, come un prete che sapeva leggere la realtà sociale. Abbiamo celebrato Don Bosco come l’uomo con una visione missionaria che ci ha fatto raggiungere i suoi figli in America; come un prete che ha saputo lottare per i diritti umani dei giovani a rischio; come uno che – seguendo le orme di San Francesco di Sales – è riuscito a offrire a tutti una proposta concreta di santità per tutti; come il padre di una grande famiglia presente nei cinque continenti. Nel pieno della crisi del Paese, hanno cantato, ballato e suonato, nonostante la forte presenza militare per le strade. L’immagine di Don Bosco ha camminato per le strade in processione e ha benedetto case e parrocchiani. Nelle comunità apostoliche in altri comuni ci sono stati amorevoli memorie di nostro padre e la gioia regnava nei cortili. In un certo senso, abbiamo fatto “buon viso a cattivo gioco”. Benediciamo Dio Padre per il dono fatto alla Chiesa nella persona di Don Bosco, e ci faccia partecipi del carisma salesiano, così vivo e attivo in queste terre dell’Amazzonia venezuelana.” Mons. Reyes