Non ho avuto problemi di alcun genere ad adattarmi alla “nuova” comunità di Ibadan, ma questi primi due mesi mi hanno permesso di vedere la realtà più grande della nazione che avevo lasciato cinque anni fa. L’ho trovata differente e purtroppo peggiore di come l’avevo lasciata. Alcuni problemi che erano ricorrenti sembra siano diventati cronici: la distribuzione della corrente elettrica, la rete stradale e dei trasporti, la scarsità della benzina, la svalutazione della moneta locale, l’aumento del caro-vita, l’insicurezza sociale (attentati e sequestri), la crescita “selvaggia” delle città con nuovi immensi quartieri senza luce, strade, fogne, divisione politica e religiosa che accentua il tribalismo. Una realtà dove la massa dei poveri è aumentata e la gente comune trova sempre più difficile tirare avanti.
Mi chiedo se questa analisi è pessimista, parziale o troppo affrettata, ma trovo conferma nella voce molto più autorevole della Conferenza Episcopale della Nigeria, che nell’Assemblea Generale dell’8-16 Settembre 2022 ha fatto la sua diagnosi:
Continuiamo a denunciare la situazione di insicurezza nel nostro paese, come pure le azioni di terroristi e ribelli, sequestratori e banditi. Rapine a mano armata e crimini informatici hanno continuato senza sosta. Assalti a passeggeri e fedeli nelle chiese sono diventati troppo frequenti. (…) A causa del malgoverno e della crisi economica con un continuo aumento del debito esterno, c’è povertà e fame nel nostro paese, malgrado le immense risorse umane e naturali.
Ho avuto occasione di visitare le 3 opere che hanno dato inizio alla presenza salesiana in Nigeria (Akure, Ondo e Onitsha). Le ho viste nascere e sono state parte della mia vita prima di lasciare il paese per altri incarichi. È stato un ritorno al passato con momenti anche emotivamente molto forti. È stato bello vedere comunità gestite completamente da confratelli africani, tutte facce familiari, perché siamo cresciuti insieme nel corso di tutti questi anni. È stato sorprendente vedere adulti accostarsi con grandi sorrisi per salutare: “Don, non ti ricordi di me? Venivo all’Oratorio. Ero chierichetto. Questa è mia moglie e questi i miei figli”. Ragazzi e ragazze, giovani ora padri e madri di famiglia cresciuti nello spirito di Don Bosco e disseminatori del carisma salesiano.
Più toccante è stato incontrare gli anziani. Erano gli adulti della prima ora, le pietre di fondazione delle nostre presenze, quelli che ci hanno aiutato ad entrare nella realtà africana e con cui abbiamo messo le basi della realtà salesiana. Non sono mancate lacrime spuntare sugli occhi per la gioia di rivedersi e sentire parole di gratitudine, riconoscenza e apprezzamento per quanto la venuta dei salesiani ha significato per loro. In particolare ad Akure è stato commovente la visita al Vescovo Francis F. Alonge, anziano e in pensione, lui che ci ha accolti nel 1982 e ci ha accompagnati come nessun altro avrebbe potuto fare. Altrettanto toccante è stata la visita alla tomba di Don Gabriel Marcos Wade, il primo salesiano a mettere piede in Nigeria e il primo a lasciarla per il paradiso.
La missione di Ibadan
In questi due mesi la Comunità di Ibadan ha visto susseguirsi diversi eventi, in particolare la festa di Don Bosco e le elezioni presidenziali. L’Istituto di Filosofia ha celebrato Don Bosco con la Messa solenne, poi sono stati consegnati premi di benemerenza agli studenti più meritevoli. Successivamente partita di calcio studenti salesiani contro studenti esterni. Interessante l’iniziativa del giorno precedente di ripulire le strade del quartiere per sensibilizzare la gente a prendersi cura dell’ambiente e migliorare le loro condizioni igieniche.
Le elezioni sono state un appuntamento atteso, la campagna elettorale è stata lunga e accesa. Due fattori hanno portato la tensione al massimo: da una parte la scarsità e i prezzi impossibili della benzina e dei trasporti, dall’altra la mancanza di moneta in circolazione. Ci sono state proteste in molte città con tafferugli e danni alle persone e alle cose. Non sono mancati i morti. Le storia delle precedenti 7 elezioni precedenti la sappiamo, il vincitore veniva stabilito prima delle votazioni. Questa volta grandi erano le aspettative: comparsa di un nuovo candidato alternativo ai due partiti tradizionali, il grande coinvolgimento dei giovani e l’uso massiccio del mondo digitale per la
Purtroppo una serie di irregolarità ha compromesso il tutto e ha dato per vincente chi doveva vincere. Ancora una volta la corruzione, il clientelismo, l’inefficienza hanno avuto la meglio. È un vero peccato che una nazione di più di 200 milioni di abitanti, con un enorme potenziale umano e di risorse economiche sia ancora una volta screditata di fronte al mondo intero. Qualcosa di nuovo però c’è stato, le reazioni post elezioni sono state più mature. Il cammino della democrazia è lungo e tortuoso, procede a piccoli passi… Questa è la nuova realtà in cui sono immerso. Sto molto bene, sono occupato e il tempo ha preso il suo ritmo inarrestabile. Un caro saluto da padre Riccardo Castellino.