Ai nostri benefattori, che sono un messaggio concreto di speranza, auguriamo che il Natale e la nascita del bambino Gesù portino la luce nel cuore per accettare la solitudine e le difficoltà piccole e grandi del quotidiano, con la capacità di creare strumenti e soluzioni, senza smettere di meravigliarsi del Bene. Un Bene che esiste – nonostante la guerra e la fame -, supera l’individualismo per aprirsi all’altro ed è il motore del cambiamento.
Viviamo in un mondo in cui l’elemento materiale è talmente preponderante che non riusciamo più ad apprezzare realmente ciò che abbiamo. Tutti noi siamo molto concentrati sul nostro piccolo mondo, ci preoccupiamo del nostro benessere, della salute dei nostri cari, ma la realtà esterna al nostro microcosmo bussa alle nostre porte, ci crea ansia, ci angosciamo pensando alle prospettive future dei nostri figli. Il contesto internazionale e la guerra così vicino a noi porta ogni famiglia a domandarsi come far quadrare i conti, come pagare le bollette…
Coltivare solo il nostro piccolo orticello non ci salverà dal deserto che avanza intorno a noi. L’umanità si salva solo attraverso lo sforzo comune, la condivisione.
La speranza non è un sentimento da vivere in solitudine, si costruisce dando fiducia al prossimo, lavorando con comprensione e pazienza, riconoscendo che i limiti degli altri sono lo specchio dei nostri. Ci sono piccole prassi quotidiane che possono aiutarci a vivere meglio, ad essere parte attiva della società:
- ricordiamoci di essere gentili, perché non sappiamo quale dolore vive chi sta di fronte a noi
- siamo realisti con positività, il bicchiere deve essere sempre mezzo pieno
- se un problema è più grande di noi, non usiamo l’alibi dell’impossibile, le difficoltà si affrontano anche imparando a chiedere aiuto
- accettiamo gli altri con la stessa indulgenza con cui perdoniamo noi stessi
- recuperiamo il vero valore della parola tolleranza, che non significa sopportare l’altro, ma condividerne il cammino
- coltiviamo il valore della giustizia, per stare bene non deve essere necessario che qualcuno soffra per il nostro benessere, impariamo l’equità del dividere e condividere gli sforzi
- seminiamo speranza, lavoriamo nel nostro piccolo affinché piccoli gesti possono fare la differenza. Ogni giorno possiamo fare qualcosa di costruttivo, per noi e per gli altri
Come ha evidenziato don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei salesiani, nel messaggio di Natale: Papa Francesco è tornato più volte in questo periodo a parlare di speranza, esortandoci a guardare la nostra esistenza con occhi nuovi, soprattutto ora che stiamo attraversando una dura prova, e a guardarla con gli occhi di Gesù, “autore della speranza”, per aiutarci a superare questi giorni difficili, con la certezza che le tenebre si trasformeranno in luce. La speranza è «una virtù che non delude mai: se speri, non sarai mai deluso» ha detto Papa Francesco.
La fede cristiana non si basa su un’illusione, ma una storia iniziata a Betlemme nella tenerezza della nascita di Gesù. Il desiderio e l’attesa dell’uomo, ieri e ancora più oggi, può realizzarsi se proviamo ad affiancare alle parole che ci angosciamo quelle che ci richiamano ad un impegno che ogni giorno, a partire dai nostri piccoli mondi, possa manifestare il cambiamento. Ci è richiesta maggiore responsabilità fondata sulla fiducia reciproca, sulla capacità di condividere, sullo sforzo di superare le chiusure, di restituire ai giovani la memoria della nostra storia e la possibilità di avere una visione coraggiosa del futuro. La stessa intuizione che guidò don Bosco a realizzare nel suo tempo spazi di speranza per i suoi ragazzi.