Lunedì 10 gennaio è terminata la chiusura delle scuole più lunga del mondo: in Uganda circa 15.5 milioni di alunni e alunne sono stati costretti a rimanere a casa da marzo 2020 fino a pochi giorni fa a causa dalle restrizioni imposte dal governo per contrastare la pandemia. Altri paesi come le Bahamas, il Belize, il Brunei, la Repubblica Domenicana e le Filippine hanno chiuse le scuole per un periodo molto lungo, molti analisti sostengono che sia il risultato di norme troppo stringenti, ma l’Uganda è stato l’unico paese che ha raggiunto i 19 mesi di chiusura.
In seguito alla partenza della campagna vaccinale che è riuscita a raggiungere 550.000 insegnati, personale scolastico e migliaia di ragazzi sopra i 18 anni, gli studenti dell’università e delle scuole superiori sono tornati a scuola in modo graduale dai primi giorni di novembre, ma i bambini e le bambine della scuola primaria e dell’infanzia sono tornati solo il 10 gennaio. Ad oggi l’Uganda ha registrato 155.00 casi totali e 3.361 decessi, negli ultimi giorni i contagi ammontano a circa mille persone al giorno.
“Tutte le scuole hanno implementato linee guida per garantire il ritorno sicuro dei bambini nelle scuole”, ha affermato il ministro dell’Istruzione John Muyingo. Non sono state evidenziate in alcun modo però le conseguenze di questa lunga chiusura.
Le ripercussioni di una decisione così drastica sono molteplici: come hanno fatto le famiglie a gestire questa situazione così complessa? Quante donne hanno dovuto abbandonare il proprio lavoro per badare ai propri figli? Come hanno fatto le famiglie più povere a sfamare i propri figli senza la garanzia della mensa scolastica? “Le scuole devono essere gli ultimi posti a chiudere e i primi ad aprire”, si legge sul profilo Twitter del Segretario Generale dell’Onu António Guterres, “bisogna compiere ogni possibile sforzo per riportare in carreggiata l’istruzione dei bambini”.
Il settimanale italiano Internazionale riporta che l’Autorità di pianificazione nazionale (Npa) prevede che il 30% degli studenti potrebbe non rientrare in classe a causa del lavoro minorile, dei matrimoni precoci e delle gravidanze precoci, l’Unicef ha già riscontrato un incremento del 22.5% di gravidanze tra le ragazze dai i 10 e i 24 anni. Lo stigma sociale che colpisce le giovani mamme e i primi guadagni di giovani ragazzi che hanno iniziato a lavorare per aiutare le famiglie scoraggiano gli studenti a tornare in classe, molti banchi rimarranno vuoti.
A causa della povertà e della mancanza di strumenti indispensabili, le lezioni da remoto organizzate dal governo attraverso internet, la televisione e la radio hanno raggiunto solo una piccola parte degli studenti, in un paese in cui solo il 41,3% della popolazione ha accesso all’energia elettrica. Tutto questo comporta un incremento spaventoso dell’abbandono scolastico.
Le immagini raccolte dell’emittente britannica BBC riguardo la disperazione di una giovane insegnate della scuola primaria descrivono efficacemente la difficile situazione che ha colpito l’intero mondo scolastico. Harriet Agasiu, a causa del blocco del suo stipendio in seguito alla chiusura delle scuole, dopo aver esaurito tutte le scorte alimentari, è stata costretta a scendere per strada, stendere un asciugamano e iniziare a provare a vendere qualcosa per poter mangiare. Non riesce a trattenere le lacrime di fronte alle domande del giornalista e chiede aiuto per le giovani insegnanti come lei, sono tante e purtroppo aumenteranno, molte scuole non hanno riaperto a causa della mancanza di risorse.