Le condizioni di vita sono pressocchè le stesse, ma i quartieri degradati nelle periferie urbane hanno nomi diversi in aree del mondo differenti.
Baraccopoli: è forse il più usato in italiano; prende il nome dalle baracche costuite con materiali di recupero nelle zone periferiche delle grandi città , spesso illegalmente. In origine queste abitaizoni precarie erano allestite per le persone rimaste senza casa in seguito a calamità naturali.
Slum: termine dalla forte connotazione dispregiativa, usato per indicare le baraccopoli delle ex colonie britanniche, come India e Kenya. Un tempo con slum si intendevano quartieri degradati che prima ancora erano stati aree residenziali rispettabili e dimora della buona borghesia, costretta – proprio per l’incuria e il declassamento della zona – a lasciare le proprie case, progressivamente suddivise e affittate a gruppi a basso reddito.
Bidonville: prende il nome dal francese bidon, ovvero bidone (della spazzatura); nei Paesi francofoni e caraibici indica una “città ” – perchè densamente popolata – “di bidoni” – ovvero di strutture fatiscenti e di rifiuti a cielo aperto.
Favela (o bairro da lata): sono le baraccopoli brasiliane, costruite generalmente nelle periferie urbane. Il nome deriva da quello di una pianta leguminosa, favela o Cnidoscolus phyllacanthus, che cresceva abbondante sulla collina nei pressi di Rio de Janeiro, dove nel 1897 i soldati dell’esercito brasiliano che avevano vinto la guerra di Canudos, stanchi di aspettare una casa come promesso dal governo, si accamparono e costruirono le loro baracche. Quella collina fu soprannominata Morro da Favela.
Villa miseria: in Argentina vengono chiamati così gli insediamenti informali sorti nelle periferie delle metropoli, caratterizzati da un gran numero di abitaizoni precarie. Devono il nome al romanzo di Bernardo Verbitsky “Villa Miseria también es América “(1957), in cui sono descritte le condizioni di vita dei migranti interni negli anni ’30.
Township: in Sudafrica durante l’apartheid con questo termine si indicavano le periferie delle grandi città nelle quali abitavano esclusivamente cittadini non bianchi, ovvero neri ed indiani. Il più noto esempio è il sobborgo nero di Johannesburg, Soweto, acronimo di SOuth WEst TOwnship.
Per quanto la mancanza o la carenza delle infrastrutture e dei servizi di base sia comune a tutti questi insediamenti informali, i temini non possono essere usati come sinonimi, perchè ciascuno ha una diversa origine e caratteristiche specifiche.
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