Terza parte dei diari del viaggio missionario in Congo
Venerdì 12 agosto
Incredibilmente sono riuscito a riposare molto bene dopo un viaggio così lungo. Abbiamo fatto colazione insieme e alla fine abbiamo organizzato la giornata che sarebbe stata molto intensa perché avevamo solo un giorno per visitare la missione di Tshikapa. Accompagnati da uno dei fratelli della comunità, abbiamo iniziato a visitare il luogo dove si trovano le famiglie che assistono al lavoro e che hanno un legame con la comunità dei salesiani. La situazione è sempre la stessa, i bambini ci guardano con un po’ di paura, si nascondono o scappano, invece gli adulti ci salutano gentilmente con quel simpatico “bonjour papa” (buongiorno papà). Tornando ai bambini, piano piano, quando prendono fiducia si avvicinano a te, ti stringono la mano, ti seguono da dietro in due o tre e poi piano piano se ne uniscono altri e altri e altri. Quando siamo entrati nel cortile dove c’è l’oratorio, c’erano circa 100 bambini, ce n’erano di piccolissimi portati dalle loro sorelline anche loro piccole. Tutti raccolti in cerchio, abbiamo ascoltato il buongiorno, abbiamo pregato insieme, e poi siamo passati ad una cosa che non manca mai in questo luogo: il canto e il ballo. Attività che fanno bene, che nascono dal profondo e che ti spingono a muoverti e ballare non come fanno loro, ma con molta intenzione e cuore… amo ballare e molto di più farlo con loro! Continuiamo spostandoci nel luogo dove è già in costruzione una scuola e un centro professionale. Missioni Don Bosco ha dato l’aiuto per l’acquisto del terreno (sei ettari, per ora solo quattro saranno utilizzati) e per la realizzazione del pozzo d’acqua. La scelta che hanno fatto in questa provincia di stabilirsi nelle zone più povere non smette mai di stupirmi. Il luogo è isolato, in mezzo al nulla. La scuola entrerà in funzione nel mese di settembre, le aule e i laboratori sono pronti, non resta che aggiustare i dettagli e tutto inizierà a funzionare. Della scuola primaria in fase di costruzione non ci sono che le fondamenta. Mi colpisce molto la possibilità di dare una risposta ai bambini che hanno meno possibilità e che proprio per questo sono i nostri preferiti, quelli a cui dobbiamo dedicarci e dedicare tutto il nostro tempo. Insieme all’inizio dell’attività scolastica, iniziando contemporaneamente la vita di una nuova comunità, quattro fratelli cominceranno ad abitarvi. Questo inizio di vita, questo primo cammino della una comunità salesiana tra i più poveri, mi riempie di gioia. A fine pranzo alcune mamme ci aspettavano per passare un po’ di tempo, pregare insieme e, come sempre, abbiamo finito con canti e balli. Mi è piaciuto ascoltarle, vederle vestiti di quei bei colori, così semplici, semplici e profondi allo stesso tempo. Sono il pilastro di tutto, hanno una forza incredibile, una gioia interiore che si manifesta in modo tangibile.
Poi abbiamo visitato i laboratori, le aule e tutti gli spazi della missione. Quanto manca, quanto c’è da fare, quanto serve… Infine abbiamo condotto alcune interviste per scoprire un po’ di più sulla realtà del luogo e sulla vita dei missionari di Don Bosco. Alla fine dell’anno in questa comunità ne rimarranno solo quattro perché alcuni andranno nella nuova comunità. Abbiamo concluso la giornata sfiniti ma felici del lavoro e di poter ascoltare e accompagnare questi fratelli missionari. Domani iniziamo il ritorno a Kinshasa, dobbiamo partire alle 4 del mattino.
Sabato 13 agosto
Dopo 16 ore finalmente arriviamo a Kinshasa. Durante tutto il viaggio ho potuto rivedere la realtà della povertà della gente dei villaggi: tanti bambini piccoli, tante ragazze incinte. Chi lavora e si occupa di tutto qui è la madre. Sono abbastanza stanco ma grato per questi giorni condivisi sia durante il viaggio che a Tshikapa. Mi riposerò con la certezza che è stata una buona opzione aver fatto questo viaggio. È passata una settimana dal mio arrivo e c’è un’altra settimana davanti. Domani andiamo a Kingabwa.
Domenica 14 agosto
Oggi mi sono alzato alle 5:00 per iniziare la giornata: il nostro primo impegno è partecipare all’Eucaristia domenicale, con vero rito congolese nella chiesa di Kingabwa alle 6:30. La celebrazione è molto festosa e con una grande partecipazione. Sembra che il tempo non conti, che l’importante sia ciò che si celebra, l’incontro, l’ascolto di ogni momento. Non guardare l’orologio per vedere quando finisce o che i canti non sono lunghi o che il sacerdote non si allunga nell’omelia, per noi è una cosa impensabile. Siamo di un’altra cultura, è molto difficile per noi vivere questo momento domenicale come una festa, come un ringraziamento. Oggi, festa della Vergine in anticipo, non sono mancati canti e invocazioni a Maria. Insomma, la messa è durata tre ore e mezza.
Poi siamo andati a visitare la scuola dove si è svolto un progetto missionario, abbiamo incontrato i bambini e il direttore della scuola che ci ha raccontato il lavoro che stanno facendo per accompagnare 1.800 bambini – avessero più spazio e risorse il numero sarebbe un altro. Ogni volta che vedo i bambini penso al bene che possiamo fare con il nostro piccolo aiuto. Scommettere sull’educazione è scommettere sul futuro, su un cambiamento di vita.
Prima di pranzo abbiamo avuto un incontro con i ragazzi che vengono dalla strada. Vengono la domenica per trascorrere la giornata, mangiare, pulirsi, lavare i panni e stare insieme ai salesiani. Che bel lavoro! Dopo un po’ siamo scesi in campo per fare una piccola partita, era un po’ che non correvo tanto… è stato molto bello! Durante gli incontri di questo tipo sento che il mio cuore è pieno di speranza e chiedo a Dio di aiutarmi ad avere sempre un cuore sensibile verso coloro che più soffrono e hanno bisogno. Il nostro carisma è ancora valido come all’inizio della vita salesiana. Il confratello che accompagna questi ragazzi è un nuovo sacerdote. Non è ordinato nemmeno da un mese, è un segno di speranza.
Siamo andati a pranzo con i fratelli della comunità e ci siamo messi a parlare di come la vita dei bambini e dei giovani ci aiuti ad essere sempre attenti e con il cuore aperto. Domani visiteremo la comunità di Lukunga, come sempre vado con il cuore aperto ad ascoltare e sentire quello che mi dicono i bambini, i giovani e i Figli di Don Bosco. Chiudo la giornata pensando alle persone e ai bambini che abbiamo incontrato, visto, incontrato durante questa settimana, prego per loro e li ho nel cuore. Mi aiutino a non perdere la voglia di rimanere convinto che dobbiamo aiutare, che dobbiamo dare e condividere con chi ha bisogno non ciò che è rimasto, ma ciò che è parte di noi.
Padre Daniel Antúnez