Prima partenza missionaria: Valdocco – Genova – Buenos Aires

L’emozione di Don Bosco è enorme mentre al porto di Genova saluta i suoi figli imbarcati sul piroscafo Sa­voie in partenza per l’Argentina. Sono i primi salesiani diretti a Buenos Aires, è il primo passo per portare il carisma educativo ed evangelizzatore della neonata Società di San Francesco di Sales oltre i confini dell’Europa.

Per Don Bosco, è la realizzazione di un sogno che custodisce nel cuore fin dall’infanzia, quando a 9 anni vide in visione se stesso “in mezzo ai lupi”, per scoprirli agnelli nella gioia della fede in Gesù. Trattie­ne le lacrime, Don Bosco, pensando a quel drappello di confratelli guidato dal suo braccio destro più “avventuroso”, don Giovanni Cagliero. Gli altri sono i sacerdoti don Domenico Tomatis, don Giuseppe Fagnano, don Giovanni Allavena, don Valentino Cassini, don Gio­vanni Battista Baccino e i coadiutori Stefano Belmonte, Vincenzo Gioia, Bartolomeo Molinari e Bartolomeo Scavini.

Il padre-fratel­lo-amico sa che andranno incontro a grandi difficoltà e impre­visti, in un ambiente ancora in gran parte inesplorato. Davanti ai suoi occhi scorrono i volti di quei giovani missionari, che ha visto crescere e formarsi nel sogno salesiano. Ora li vede partire verso un mondo sconosciuto, consapevole delle difficoltà che li attendono: terre inesplorate, popoli lontani, culture nuove da conoscere e amare. Li aspetta la Patagonia, una regione che Don Bosco ha descritto con straordinaria precisione senza mai averla visitata:

Un’immensa pianura tutta incolta… lon­tanissime scabrose montagne. Vidi in essa turbe di uomini che la percorrevano… dando la caccia alle fiere. Da una parte gli uni si combattevano tra di loro, altri venivano alle mani con soldati vesti­ti all’europea, e il terreno era sparso di cadaveri.

Quel sogno missionario non era solo una visione geografica, ma una chiamata ad affrontare sfide straordinarie, un sogno tinto di colori tutt’altro che caldi: an­nunciava aridità e pericolo. Don Bosco sapeva che “missionario” significava essere disposti a sacrificare tutto, persino la vita, per amore del Vangelo. Ne erano ben consapevoli quei dieci pionieri, pronti a lasciare la loro terra natale, il Piemonte, per un’avventura che non prometteva alcuna sicurezza, se non quella dell’amore di Dio e del sostegno reciproco.

Sul Savoie viaggiavano insieme a centinaia di connazionali in cerca di una vita migliore. L’Italia era stata unificata sotto il Regno dei Savoia da meno di tre lustri. Molti lasciavano il Piemonte e altre regioni per sfuggire alla miseria. Quei migranti sarebbero stati i primi destinatari dell’azione pastorale dei missionari salesiani, portando consolazione e speranza a chi si trovava lontano dalla propria terra.

Con quella prima partenza, Don Bosco non inviava semplicemente dieci uomini coraggiosi, ma seminava i primi germi di un’opera destinata a crescere in tutto il mondo. Quelle lacrime trattenute al porto di Genova erano il sigillo di una promessa: i suoi figli avrebbero portato ovunque il Vangelo e il carisma salesiano, rendendo presente l’amore di Dio tra i giovani più poveri e abbandonati. Oggi, a 150 anni da quella storica partenza, lo spirito di quei pionieri continua a vivere nei missionari salesiani sparsi nei cinque continenti, fedeli al sogno di Don Bosco e al suo invito a essere “segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani”.

Leggi la prima news della rubrica sul 150° anniversario della prima partenza missionaria salesiana: 
2025, un anno speciale, due eventi straordinari.

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