L’estratto del messaggio che Priscilla King, membro della comunità salesiana di Ennerdale, ha inviato a Don Joy Sebastian, Superiore della Visitatoria dell’Africa Merdionale fa capire bene il clima teso che si vive in questi giorni in Sud Africa. Priscilla è un’infermiera in pensione che ha deciso di tornare a lavoro perché si è sentita in dovere di offrire il suo servizio per aiutare a salvare più vite possibile
Caro Padre Joy, ti informo che inizierò a lavorare lunedì. Ti ringrazio per tutto il tuo sostegno e le tue preghiere. Sto pregando per loro, perché 12 membri del personale infermieristico in terapia intensiva, 17 infermiere, più 2 medici sono stati contagiati. Per questo sono a corto di personale, in particolare infermieri specializzati. Rischiano di chiudere l’ospedale. Tutto questo fa molto paura, per favore prega per loro.
Padre, questo virus non è una bugia, è reale. Quando guardo negli occhi dei miei pazienti, posso solo vederli chiedere un po’ di amore e conforto. Per favore, prega per loro. Prego che le persone possano rendersi conto di quanto sia grave questo virus. Un uomo urlava perché non riusciva a respirare, è davvero triste.
Sai padre, quando ti occupi di questi malati non c’è tempo di preoccuparsi di te stesso. Vuoi che queste persone migliorino. Il protocollo in ospedale presso cui lavoro ha un codice di comportamento molto preciso: la divisa deve essere rimossa in un reparto diverso, appositamente realizzato per essere trasformato in un reparto vestizione e svestizione. Quando arrivi nel reparto di terapia intensiva sei coperto con 2 abiti e un grembiule, 2 cuffie sulla testa, una maschera e una visiera, 3 paia di guanti monouso. Quando il tuo turno è finito, prima fai la doccia e poi vai a casa.
Per favore, continua a pregare per queste persone, soffrono per il dolore. Non c’è tempo per essere emotivi perché hanno sempre bisogno della tua attenzione.
Dio benedica tutti i nostri sacerdoti che hanno tenuto messa per noi. Mi sono sentita cosi fortunata che ho pensato che il mio destino si stesse avverando. Stamani ho solo preso una tazza di caffè, non c’è proprio tempo per mangiare, è un tutto un viavài per 12 ore…
Il Sudafrica è il quinto Paese al mondo con più contagi, più di 500 mila persone hanno contratto il virus, e nell’ultimo mese si è registrato un aumento considerevole di nuovi casi giornalieri. Il principale esperto dell’emergenza dell’OMS, Mike Ryan, ha affermato che la diffusione del virus in Sudafrica dovrebbe essere un avviso per tutti i Paesi africani che sono meno preparati ad affrontare una crisi sanitaria del genere. “Stiamo iniziando a vedere una costante accelerazione in alcuni paesi dell’Africa sub-sahariana, e penso che dovremmo prenderla molto, molto sul serio.”
Il 5 marzo, dopo il primo caso trovato positivo, il governo aveva imposto uno dei lockdown più rigidi al mondo, poi piano piano le misure sono state allentate fino a riaprire negozi, uffici e scuole. L’obiettivo è stato stimolare l’economia dopo i lunghi e difficili mesi di quarantena che hanno causato la perdita di tre milioni di posti di lavoro.
Oggi l’emergenza sanitaria è completamente fuori controllo, tutti gli ospedali sono in crisi, anche il Chris Hani Baragwanath Hospital, il terzo ospedale più grande al mondo, dove i ricoveri giornalieri sono così tanti che alcuni pazienti affetti sono stati spostati nei reparti non destinati al covid e numerosi infermieri sono risultati positivi. Mancano i materiali sanitari e soprattutto manca l’ossigeno per le terapie intensive.
All’interno della comunità salesiana la corsa agli aiuti è partita subito, i Figli di Don Bosco del Sudafrica hanno creato una rete per sostenere la popolazione più povera, svantaggiata e vulnerabile. Gli ambiti di azioni sono numerosi: distribuzione di mascherine e pacchi alimentari, voucher per l’acquisto di beni di prima necessità, consulenze piscologica per adulti e giovani, sessioni di orientamento professionale per ragazzi e consulenza per la ricerca del lavoro per i loro genitori, oltre ad una vasta campagna di sensibilizzazione sulle norme di comportamento per prevenire il contagio. Una campagna che ha coinvolto Salesian Life Choices, no-profit salesiana locale che investe nei giovani per combattere la disuguaglianza, che ha contattato telefonicamente circa 900 persone e raggiunto tramite Facebook oltre 50.000 utenti.