L’incontro con Eliana Gherardi in Italia è stata come una lunga intervista a puntate, tante quanti sono stati i giornalisti che l’hanno incontrata nei pochi giorni di presenza a Valdocco. È la responsabile internazionale della formazione delle Damas Salesianas, l’organizzazione fondata 50 anni fa a Caracas da don Miguel González, sdb. L’intuizione di allora di unire le forze delle donne che in vario modo hanno aiutano i salesiani e di destinarle a una missione “di frontiera”, si rivela particolarmente profetica e dolorosamente attuale. Eliana spiega che il compito che si danno ogni giorno lei e le sue compagne è quello di avvicinare le persone nei momenti di difficoltà e di mettersi a disposizione con le loro competenze. Questa attitudine si canalizza nelle sedi di assistenza e di prevenzione sanitaria, si affianca all’attività ordinaria degli oratori.
E, quasi come paradosso, nate nella fiorenza del loro Paese (che si prospettava come leader dell’indipendenza economica e dello sviluppo per tutto il Sud America) e diffuse in 24 Paesi con circa 4.000 aderenti, oggi le Damas Salesianas del Venezuela si rivolgono in modo primario alla cura delle vittime delle politiche del governo di Caracas: i bambini e le donne che oggi si trovano non solo sofferenti per la mancanza di cura da parte dello Stato, ma gettati per le strade a raccogliere avanzi di cibo, a pietire aiuti economici in una moneta che da un passaggio di mano all’altro perde valore con percentuali a due cifre.
Le Damas Salesianas non sono schierate dal punto di vista partitico, ma certo hanno a cuore le sorti del Venezuela e hanno capito che il silenzio su quanto avviene nella quotidianità della capitale e di ogni altra città e paese sarebbe connivenza con un regime che sta mostrando la sua totale cecità. Le recenti elezioni, contestabili dal punto di vista delle modalità di convocazione e di effettuazione, hanno dimostrato il distacco totale fra la gente e il governo di Nicolás Maduro: una bassa percentuale di votanti, un falso plebiscito in assenza di fatto di competitori del presidente da riconfermare.
Eliana Gherardi spiega che con le poche risorse che si riescono a raccogliere si dà da mangiare ogni giorno a qualche centinaio di ragazzi a Caracas, si tiene posizione negli ambulatori di campagna dove è ancora più difficile che altrove far arrivare i medicinali. Gocce nell’oceano di necessità che il Venezuela oggi manifesta, ma cariche di passione per l’umanità che costituisce il miglior investimento per il “dopo”. C’è un allarme che dai loro punti di osservazione le Damas Salesianas lanciano: i bambini del Venezuela stanno crescendo privi di apporti alimentari indispensabili per sviluppare la sanità dei loro organismi in crescita e le stesse capacità intellettive. “Avremo una generazione decisamente debilitata, che non avrà opportunità di affrontare le difficoltà del futuro oltre quelle del presente” ci spiega in maniera accorata. Eliana Gherardi si sta interrogando anche sul piano personale su quale sia la strada giusta da seguire. Rimanere a curare le ferite causate dalle politiche economiche e dalle falsificazioni ideologiche, o intervenire sulle cause mettendosi in gioco sul piano delle istituzioni? Lei ha le qualità e le competenze acquisite con gli studi universitari di scienze politiche e con una lunga carriera lavorativa a fianco dei manager di un’importante impresa venezuelana. Continuare ad aiutare i salesiani senza avanzare pubbliche denunce, o assecondare i giovani di Caracas che protestano e per questa sola ragione sono obiettivo di repressione di polizia e di esercito?
Dall’Italia possiamo certamente dare aiuto materiale, pur fra impedimenti autolesionistici dettati dall’ideologia governativa “maduriana” e ben accorti per evitare le tangenti da versare a un sistema corrotto. E dobbiamo anche assicurare ai Venezuelani la comprensione onesta della realtà, l’appoggio a quanti stanno cercando vie di dialogo fra chi giudica ormai insostenibile la situazione e vorrebbe proporre strade alternative.
C’è poi un aiuto importante che Eliana già elargisce con generosità ai salesiani, studenti e seminaristi, ospitandoli spesso nella sua casa per una pausa dalla violenza che avvertono e per rinsaldare le loro forze con un pasto vero. È l’intervento a sostegno di chi a sua volta potrà soccorrere decine, centinaia di altre vittime del delirio di Nicolás Maduro.