Il Museo Etnografico Missioni Don Bosco resterà chiuso ancora per un po’, per questo motivo ogni lunedì vi presenteremo un oggetto della collezione, ciascuno legato alla storia e alle memorie di una comunità, ma anche al presente e alla memoria collettiva. Scopriremo insieme ciò che hanno da dirci sulla situazione straordinaria che stiamo vivendo.
Sono oltre 10 milioni i bambini e i ragazzi italiani rimasti a casa con la chiusura delle scuole e delle attività educative prevista dal Decreto ministeriale del 4 marzo scorso.
“Una chiusura così prolungata di tutti gli spazi educativi e di socialità rischia di essere pagata a caro prezzo dai bambini e ragazzi in generale, ma soprattutto da quelli in condizione di svantaggio economico e sociale, o di grave disagio familiare”, avverte la sociologa Chiara Saraceno.
Minori che vivono in case sovraffollate o al contrario lasciati soli a lungo, costretti alla convivenza con genitori maltrattanti o privi degli strumenti per accedere alla didattica a distanza, o ancora obbligati a fare i conti con uno scenario economico molto diverso perché il papà o la mamma hanno perso il lavoro. L’emergenza sta allargando enormemente la forbice sociale.
Ci sono anche bambini più fortunati, che possono godere di attenzioni dedicate, che hanno uno spazio per giocare e giocattoli con cui passare il tempo. La nuova quotidianità imposta per contrastare la diffusione del Covid-19, tuttavia, pesa anche su di loro, che hanno visto trasformato il ritmo del gioco, elemento fondamentale nella loro crescita, e sui loro genitori, che hanno dovuto rispondere alla sfida, riprogrammando le giornate e incentrandole sulla dimensione ludica e sull’intrattenimento. Giocare è molto più di un divertimento o di una distrazione: è un percorso di conoscenza di sé e del mondo, è esplorazione e scoperta che impegna corpo e mente.
Le vendite online dei giocattoli ad aprile sono state circa 20 volte superiori rispetto al mese precedente: si tratta soprattutto di costruzioni, ma anche bambole, giochi da tavolo, puzzle e, in coda, giochi di creatività manuale.
Sono preferenze che evocano tipologie di gioco “tradizionale” e che rimandano all’universalità di alcuni giocattoli. Giocare è infatti un’attività che, pur declinata in forme diverse, è presente in tutte le culture.
Nel Museo Etnografico Missioni Don Bosco sono conservate delle bamboline – datate 1926 – che rappresentano una figura femminile. Sono fatte di argilla chiara cotta al sole e dipinta dalle donne carajà del Brasile, considerate vere artiste. Con pigmenti neri sono evidenziati alcuni tratti del viso, i seni e l’ombelico. I capelli sono fatti di argilla scura. Attorno alla vita è posta una striscia di corteccia (tapa) che riproduce l’abito tradizionale delle donne.
In molte culture il gioco delle bambole ha una funzione importante perché è la prima occasione di imparare ad accudire, a prendersi cura, a proteggere e a nutrire.