Laudato sì: l’appello di Papa Francesco alla cura della “casa comune”

Vaticanisti ed esperti la citano come l’enciclica “verde”: con “Laudato si’”, infatti, Papa Francesco ha inaugurato un nuovo filone del magistero della Chiesa, quello ecologico. “La sfida ambientale ci riguarda e ci tocca tutti”, ha sottolineato il Papa, lanciando un appello a cambiare il nostro stile di vita per proteggere e preservare la “casa comune”. La prospettiva ecologica ci mette di fronte alla superficialità con cui spesso affrontiamo i drammi dell’umanità e ci esorta a una conversione che sia, appunto, ecologica e comunitaria. Una vera e propria “trasformazione del cuore” che implica gratitudine per il dono del mondo ricevuto dall’amore di Dio e la consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma al contrario di essere intimamente connessi in una comunione universale. “Dimentichiamo che noi stessi siamo terra”, scrive Papa Francesco, facendo riferimento alla Genesi e alla profezia delle origini: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). La natura, dunque, nell’enciclica di Bergoglio ha i tratti di una madre e ne è testimonianza l’uso di verbi marcatamente femminili, come accogliere, custodire, nutrire.

Ecco allora l’esortazione ad accostarsi ad essa con stupore e meraviglia e con il linguaggio della fraternità e della bellezza, non con quello del dominatore, dello sfruttatore e o del consumatore. Papa Francesco chiede di rinunciare a un consumismo senza etica e senza senso sociale e ambientale e alla dinamica della mera accumulazione. Avendo in mente che ogni creatura riflette qualcosa di Dio e che essere custodi del creato deve essere assunto come vocazione, siamo invitati ad avere cura dell’ambiente come parte essenziale – non opzionale, né secondaria – dell’esperienza cristiana.

“Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo”.

È una responsabilità che deriva dalla fede: non si può affrontare il degrado ambientale senza prestare attenzione alle cause del degrado umano e sociale. “Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”. La spiritualità cristiana diventa allora un modo alternativo di intendere la qualità della vita. Sul modello di S. Francesco d’Assisi, l’educazione alla responsabilità ambientale diventa espressione della capacità di vivere insieme e in comunione.

In molte tradizioni religiose, non solo in quella cristiana, è presente la convinzione che “meno è di più”: è saggio allora educarci a un’etica della sobrietà, alla capacità di godere con poco, al ritorno alla semplicità, al riciclo e al riutilizzo come manifestazioni della nostra dignità. Come auspica Papa Francesco, dobbiamo incoraggiare una cultura della cura che impregni tutta la società con interventi di ciascuno e della collettività a favore del bene comune.

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