La strada non è mia madre e nemmeno mio padre

Un canzone rap per uscire dalla strada

“La strada non è mia madre e nemmeno mio padre,
la strada non ha bambini,
la strada non ha testa né cuore,
quello che io sono lo esprimo cantando il mio dolore.
Non c’è differenza tra me e tuo figlio, signore
non c’è differenza tra me e tuo figlio, signora.
La strada non è mia madre e nemmeno mio padre,
è quello che rende la mia vita un inferno.”

Bissan Attendu ha 15 anni e vive nella casa di accoglienza Foyer Pere Anton a Pointe-Noire, la seconda città per importanza del Congo Brazzaville. A causa dei maltrattamenti che subiva in famiglia si è ritrovato un giorno in mezzo alla strada, nel senso letterale del termine. La sua storia è simile a quella di molti altri bambini e ragazzi, ma nei suoi occhi si vede la dolcezza e la determinazione con cui ha deciso di reagire ed è stato capace di chiedere aiuto. Circa 3 anni fa in strada ha incontrato un salesiano, che ogni settimana gira per e strade di Pointe-Noire alla ricerca proprio di questi giovani che all’apparenza non hanno più nulla da chiedere alla vita. Bissan Attendu è stato fortunato ma anche coraggioso e caparbio, perché decidere di abbandonare la strada non è una scelta che tutti riescono a compiere. La “rue” non ti dà nulla, di notte ti fa dormire sotto i banchi del mercato, di giorno ti ricorda che i morsi della fame saranno la tua quotidianità se non trovi il modo di procacciarti del cibo, svolgendo piccoli lavoretti o rubacchiando. La strada però oltre a non darti nulla non ti chiede, vivi nella miseria ma sei anche libero dalle regole e lontano dai maltrattamenti famigliari e più passa il tempo più questa condizione ti entra nel sangue e non riesci a liberartene.

Oggi Bissan Attendu, se gli si chiede cosa fa nella vita, risponde che la sua professione è “studente”. Frequenta il quarto anno delle superiori con ottimo profitto e ha tutte le intenzioni di continuare gli studi, perché ha capito che le armi con cui può combattere la povertà passano attraverso la formazione personale.

La grande passione di Bissan Attendu è il rap, declinato lungo il percorso dell’impegno sociale. I suoi testi non sono mai banali, denunciano le storture a testa alta, con un’intelligenza e una maturità che è raro incontrare in un ragazzo di appena 15 anni.

Nanitelamio Gloire è un amico di Bissan Attendu cresciuto insieme a lui nella casa salesiana. Più vecchio di un anno, ha appena conseguito il diploma e ora cercherà di continuare gli studi trovando anche un lavoretto da svolgere per poter contribuire nel suo piccolo alla gestione di questa casa-famiglia. Sono molti i ragazzi che una volta lasciato il Foyer Pere Anton non si dimenticano degli amici che sono rimasti lì, bambini e giovani con cui hanno vissuto giorno dopo giorno e che sono diventati dei fratelli.

Strutture come il Foyer possono vivere solo grazie agli aiuti esterni, compreso anche il lavoro dei volontari. Sono le mamme del quartiere che portano vestiti, che aiutano in cucina o a fare il bucato. Sono i compagni di classe più fortunati perché hanno alle spalle una famiglia, che vengono a portare qualche giocattolo per i più piccoli, giocano con loro e li aiutano a fare i compiti. Sono i ragazzi che sono cresciuti al Foyer e che ora, da giovani adulti con una loro famiglia da accudire, trovano comunque il tempo per venire a dare una mano.

Perché chi ha vissuto in strada non dimentica chi gli ha teso la mano e gli ha permesso di vivere una vita degna, è una gratitudine fatta di piccoli gesti ma anche di molto impegno e devozione.

Anche nella capitale Brazzaville i salesiani cercano di togliere i bambini dalla strada. Missioni Don Bosco da poco si è impegnata a sostenere la missione di St. Charles Lwanga, dove al momento sono state attivate 5 borse di studio, ma i ragazzini e i giovani che hanno bisogno di aiuto sono molti di più. Solo in questo centro 24 bambini e 21 bambine sono in attesa di ricevere un’adozione a distanza che può cambiargli la vita. In particolare il sostegno alle bambine e alle ragazze che vivono in strada non è solo un gesto di umanità ma anche un ulteriore passo verso quella parità di genere che manca non solo tra chi ha i mezzi per mantenere sé e i propri figli ma soprattutto tra chi conosce solo la miseria. L’indigenza di chi vive in strada si combatte non solo con le risorse economiche, è una battaglia che si vince donando loro condizioni di vita dignitose e tanto, tanto affetto.

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