La relazione di Missioni Don Bosco con Jorge Bergoglio

“Abbiamo sempre avuto una speciale sintonia con Francesco” afferma don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco, “e in molti casi questa si è tramutata in una reale cooperazione a sostegno di progetti a favore degli ultimi della terra”.

Missioni Don Bosco affonda le radici del suo impegno in quello stesso humus che ha alimentato la maturazione pastorale del Papa “venuto dalla fine del mondo”. Con un elemento in più che ha davvero il sapore della provvidenzialità: l’allora arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio e il vicario dell’ispettoria salesiana don Antúnez si erano conosciuti a Buenos Aires e reincontrati più volte a Roma in occasione di due importanti appuntamenti annuali in Vaticano: la Corsa dei Santi e il Concerto di Natale.

“Il pensiero di Francesco è molto vicino a quello che anima Missioni Don Bosco: l’attenzione ai più bisognosi, la presenza nelle periferie del mondo. Quello che è il carisma originario di Don Bosco” spiega don Antúnez, “è stato confermato a noi e potenziato dal magistero costante del Papa: l’attenzione ai giovani diseredati, a coloro che vivono senza alcuna speranza di futuro, ai soggetti resi deboli da un contesto di violenza e di miseria. Al punto che è stato praticamente lui, Francesco, a dettare il nostro programma: i missionari salesiani in 136 Paesi si sono sentiti sostenuti dalle sue parole, incoraggiati ad andare oltre i limiti abituali, a suscitare consapevolezza della dignità di comunità e popolazioni in Amazzonia come in Myanmar, nell’Africa costantemente offesa dalle guerre, e sotto i bombardamenti nel vicino Oriente e nella nostra stessa Europa”.

Il presidente di Missioni Don Bosco ricorda con gratitudine e affetto la vicinanza a due iniziative “che rivestono una particolare importanza, sia per l’obiettivo da raggiungere, la raccolta di fondi per progetti particolarmente impegnativi dal punto di vista economico, sia per la capacità di coinvolgere mondi inusuali: quelli dello sport, della canzone pop, dell’intrattenimento televisivo”. Si tratta della Corsa dei Santi, che dà appuntamento agli atleti, sia professionisti sia amatoriali, in via della Conciliazione per dare l’opportunità di correre dieci chilometri lungo le strade di Roma, per concludere con l’immancabile saluto del Papa all’Angelus in piazza San Pietro. L’evento ha raggiunto nel 2024 la sua 16° edizione.

L’altro appuntamento, e lo scorso anno è stata la 32° volta, è il Concerto di Natale in Vaticano che vede la diretta collaborazione del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione. La partecipazione di artisti da tutto il mondo rafforza il legame della Chiesa con questa frontiera della cultura contemporanea. “Spesso il quel contesto anche gli artisti distanti dal praticare forme di culto si emozionano e attingono dal Papa cibo per la loro spiritualità. Papa Bergoglio ha sempre acconsentito a un’udienza con i cantanti, presentatori, registi, autori, lasciando ogni volta un messaggio che sottolinea l’importanza dell’arte e della musica”.

Ricorreranno a novembre i 150 dalla prima partenza missionaria dall’Italia verso l’Argentina. Missioni Don Bosco ha ripercorso recentemente l’itinerario dei primi figli di Don Bosco inviati a servire gli Italiani emigrati a Buenos Aires. Anche la famiglia di Jorge Bergoglio beneficiò di questa vicinanza: le sue origini familiari sono fra Piemonte e Liguria; i suoi nonni paterni, con il figlio Mario, si imbarcarono a Genova e trovarono accoglienza nella capitale sudamericana. Nell’oratorio della parrocchia di San Carlo nella capitale, trasformata dai salesiani nella basilica di Maria Ausiliatrice, Mario conobbe Maria Regina Sivori. Si sposarono nel 1935 e l’anno seguente battezzarono il piccolo Jorge nella stessa chiesa.

La sua passione per il calcio ebbe origine nell’oratorio di San Antonio, dove il salesiano Lorenzo Massa aveva fatto nascere la celebre squadra del San Lorenzo per togliere letteralmente dalla strada i ragazzi del quartiere. La sua vocazione sacerdotale nella Compagnia di Gesù fu incoraggiata da un padre salesiano. La devozione a Maria Ausiliatrice si manifestava ogni 24 del mese con un mazzo di fiori portato personalmente al “camerino” a Lei dedicato sopra l’altar maggiore.

È stato molto emozionante per me” ricorda d. Daniel Antúnez “trovarmi in quegli stessi luoghi della formazione e del ministero di Francesco. E ho compreso una volta di più la matrice spirituale del suo pontificato tutto teso a occuparsi degli scartati dalla società, iniziando dai bambini per arrivare fino agli anziani, passando per tutte le condizioni di marginalizzazione che subiscono”. Buenos Aires, il Sud America percorso dai fermenti del dopo-Concilio sono stati per il gesuita Jorge, per il cardinale Bergoglio, i luoghi di formazione all’apertura della Chiesa cattolica ai problemi più drammatici, alla vicinanza non solo morale ma anche fisica e operosa verso i poveri. Fino ad ammettere l’impotenza dell’uomo e il silenzio della fede sui temi più estremi, come quando – di fronte alla ricorrente domanda sulla sofferenza degli innocenti, dei più piccoli – la sua risposta si esprimeva con un silenzio pieno di compassione e di preghiera del cuore.

Oggi l’Argentina è in lutto, un lutto speciale per il primo Papa che arriva ‘dalla fine del mondo’, dove io stesso sono stato a servizio, toccando con mano il senso di lontananza che percepisce chi vive in Patagonia o nella Terra del Fuoco. Ma proprio Francesco ha saputo ridare piena dignità a ogni persona, in qualsiasi punto del mondo e della società si trovi. E ci ha fatto comprendere come tutti siamo come migranti in questo mondo”.

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