La zona di Nova Xavantina situata nello stato del Mato Grosso, nella parte occidentale del Brasile, ospita un gran numero di villaggi Xavante, comunità indigena con una popolazione totale di 20.829 persone.
Il territorio in cui abitano è collinare con grandi altipiani, la flora è costituita dalla foresta tropicale e dal mato, la savana con piante a basso fusto. Per gli Xavante l’ambiente naturale non è semplicemente il luogo in cui vivono e il mezzo che garantisce loro la sopravvivenza: è la loro “casa cosmica”, parte della loro stessa vita intima, l’ispiratore del loro simbolismo rituale e religioso.
Si possono individuare due tipi di foresta tropicale: il primo occupa macchie vastissime in cui gli Xavante coltivano le loro piantagioni perché il sottobosco non è molto fitto, il secondo, detta foresta a galleria, si sviluppa lungo i fiumi e in prossimità delle sorgenti e il suo sottobosco è fitto e ricco di liane. I ritmi stagionali segnano anche il ritmo annuale della vita collettiva degli Xavante, sia per quanto riguarda la caccia e la raccolta, sia per quanto concerne l’alimentazione, la loro vita rituale e religiosa e le loro migrazioni.
Gli Xavante, vivendo in un ambiente naturale incontaminato, posseggono nel loro linguaggio la “scienza del concreto”: la realtà del mondo circostante è descritta infatti con una ricchissima varietà di sfumature. Esistono, ad esempio, otto termini per indicare le diverse qualità di miele e altrettanti per i tipi di mais. Talvolta la lingua riprende la musicalità onomatopeica, come nel caso della frase “sta cadendo la pioggia”, tradotta “tã tet’ta à”, che sembra rendere il suono delle gocce che cadono a terra.
Purtroppo però la regione Nova Xavantina, area molto vasta e di difficile accesso, soffre di mancanza di politiche pubbliche infrastrutturali e sociali, ci sono conflitti tra etnie autoctone e non autoctone e un alto tasso di esclusione sociale, collegato in parte al fenomeno dell’analfabetismo diffuso tra gli indigeni. I ragazzi hanno difficoltà ad accedere a una scuola con insegnanti Xavante che non riescono a insegnare il portoghese a partire dalla lingua autoctona, questo gap provoca un elevato numero di abbandoni scolastici tra gli studenti indigeni.
Padre Bartolomeo Giaccaria, classe 1932, vive in Mato Grosso dagli anni ’50 a fianco della comunità degli Xavante e porta avanti numerosi progetti per la tutela delle loro radici culturali. Uno di questi è un progetto didattico particolare, in cui l’approccio legato all’apprendimento viene ribaltato, si parte dal concreto per arrivare all’astratto: gli studenti per prima cosa imparano a conoscere le parole, successivamente le lettere dell’alfabeto, partendo sempre dalla conoscenza della natura e di ciò che il bambino o la bambina vive nella vita di tutti i giorni.
L’obiettivo di Padre Giaccaria è formare gli insegnanti e coinvolgere quanti più bambini possibili, studenti che frequentano le scuole indigene presenti in 310 villaggi. Per questo ha deciso di organizzare un corso di formazione per gli insegnanti che durerà tre anni e coinvolgerà anche i capi villaggio in modo da avere il loro supporto all’interno della comunità.