Un nuovo spazio museale a Torino, ponte verso il resto del mondo per il suo contenuto, testimonianza di un dinamismo culturale scaturito fra i giovani del primo oratorio di Valdocco. È il Museo Etnografico Don Bosco che il 28 settembre 2019 è stato aperto al pubblico con una breve cerimonia alla quale ha partecipato il Rettor Maggiore dei salesiani, don Ángel Fernández Artime.
Attraverso il racconto si muove la Provvidenza
“Si tratta di un grande racconto dei luoghi periferici del mondo” ha spiegato il presidente di Missioni Don Bosco, Giampietro Pettenon, ispiratore e sostenitore dell’iniziativa museale. “Dice le realtà dei popoli che abbiamo incontrati negli anni e cosa facciamo nelle loro terre. Il raccontare” ha sottolineato “è il motore della Provvidenza, perché suscita attenzione verso i più lontani e promuove solidarietà”.
I pellegrini che frequentano la basilica di Maria Ausiliatrice troveranno anche in questo spazio una sorta di “reliquiario”, come ha spiegato lo stesso Pettenon, per due ragioni:
– le teche e gli armadi che contengono gli oggetti esposti provengono dalle Camerette di Don Bosco a Valdocco, lo spazio della memoria dedicato al Santo nella prima metà del ‘900. I falegnami e gli altri cooperatori salesiani li realizzarono per questo scopo. Questi mobili hanno contenuto i ricordi preziosi della vita del Santo fondatore;
– quanto oggi viene mostrato ai visitatori costituisce il patrimonio di popoli lontani. Spesso si tratta delle ultime testimonianze materiali della vita dei nativi poi estinti o ridotti a poche centinaia di persone. Sono oggetti che appartengono alla loro vita quotidiana, alle loro relazioni, alla loro spiritualità. La loro conservazione è un atto di amore.
Da solo non sarei riuscito a fare grandi cose
Don Artime ha collegato la memoria del passato raccolta nel Museo Etnografico Missioni Don Bosco con l’attualità della partenza (che è avvenuta il giorno successivo per la 150° volta) di nuovi missionari salesiani. Questi erano presenti all’inaugurazione insieme con 17 ispettori provenienti da tutto il mondo. Rivolgendosi a loro e agli altri presenti, fra i quali molti giovani provenienti anche da attività estive in missione, il Rettor Maggiore ha sottolineato che “sono queste persone, siete voi che qui partecipate, a dare continuità all’opera di Don Bosco. «Da solo non sarei riuscito a fare grandi cose» diceva il nostro fondatore. Anche in questo tempo ci sono donne e uomini come voi che fanno sì che il progetto vada avanti”.
Con zappa e taccuino
Elisabetta Gatto, antropologa di Missioni Don Bosco, e Massimo Chiappetta, allestitore del museo, hanno spiegato le caratteristiche della nuova proposta, che è contenuta in un piccolo spazio che – anche attraverso soluzioni espositive originali – è capace di proiettare l’attenzione verso i cinque continenti.
“Questi oggetti provengono dalla grande raccolta del Museo Etnologico di Colle Don Bosco”, ha spiegato Gatto. I salesiani si sono mossi sempre «con la zappa e co il taccuino», come ha raccontato di sé don Bartolomeo Giaccaria, missionario ultraottantenne, da 65 in Amazzonia e in queste settimane in Italia. “L’opera missionaria”, ha evidenziato l’antropologa, “parla dell’impegno, della dedizione, della grande empatia verso le popolazioni locali, fin dalle prime spedizioni. I salesiani hanno cercato di mettersi nei loro panni per comprenderne la cultura”.
Chiappetta, scultore, ha raccomandato di affrontare la visita al museo non con lo spirito di chi vuole vedere dei semplici manufatti ma di chi cerca di capire come sono stati pensati, realizzati e tramandati fino a noi. “È un linguaggi sottile, che va affrontato con la disponibilità a farsi prendere da un arcobaleno di esperienze, che abbiamo cercato di riprodurre ricostruendo il cerchio cromatico nel percorso di visita”. Si possono incontrare 12 luoghi del mondo, richiamati anche dalla particolare materiale che costituisce le pareti del museo, richiamo ai diversi colori delle terre che li caratterizzano.
Immagini rare e irripetibili
Spesso le esplorazioni e le visite dei missionari sono state accompagnate fin dai primi tempi con riprese, prima cinematografiche poi audiovisive. Una scelta di sequenze da quei documentari è presente nel nuovo museo, proiettati all’interno dei tabelloni che indicano il contenuto delle teche. Peraltro, Missioni Don Bosco fin da quando è nata ha avuto molta cura della documentazione audiovisiva dei progetti in ogni angolo del mondo, modalità scelta per consentire anche ai suoi sostenitori di conoscere le diverse realtà alle quali sono stati destinati gli aiuti e il risultato e delle opere realizzate.
Il percorso museale si chiude con un rimando a un grande schermo interattivo mediante il quale è possibile fare il giro del mondo con pochi clic e constatare l’attualità della presenza missionaria salesiana nel mondo. Per molti è avvero una scoperta constatare fin dove sono arrivati il genio e la genìa di Don Bosco: oltre 130 Paesi dove – con le caratteristiche di linguaggi e forme articolate secondo le necessità locali – i salesiani vanno incontro ai giovani e alle loro esigenze di costruire il futuro.
Il museo sarà aperto tutti i giorni, festivi compresi, dalle 8 alle 18 (l’orario sarà adattabile alle esigenze speciali di gruppi di visitatori, comprese le scolaresche); la visita può essere assistita da audioguide, mentre il personale dell’accoglienza di Missioni Don Bosco è a disposizione per accompagnarla.