Padre Thathi da Hyderabad (India) ci ha scritto per parlarci della situazione che sta vivendo il suo paese – uno dei più colpiti a causa dell’alta densità della popolazione – e per aggiornarci su tutte le iniziative che i salesiani hanno messo in atto per aiutare le comunità che ruotano intorno alla missione.
Carissimi amici,
spero stiate tutti bene, siete nelle mie preghiere. Stiamo vivendo anche noi con l’ansia per quello che accadrà nelle prossime settimane, abbiamo visto com’è la situazione in Italia e siamo consapevoli che si tratterà di un problema che dovremo affrontare anche noi per lungo tempo e con tutte le nostre forze.
Qui nella missione Bosco Seva Kendra di Hyderabad siamo sempre stati in prima linea quando si è trattato di dover affrontare calamità naturali, disastri, epidemie e pandemie per raggiungere i più bisognosi della nostra regione. Stiamo cercando di aiutare le famiglie colpite, quelle più povere dei migranti che si trovavano nella regione e che hanno perso il loro impiego e i 200 bambini orfani a combattere il Covid-19 in Andhra Pradesh, Telangana e South Odisha.
Collaboriamo e seguiamo le istruzioni impartite dai governi centrali e statali per combattere questa pandemia di coronavirus.
Abbiamo innanzitutto avvertito l’esigenza primaria di mettere in sicurezza i salesiani e chi collabora e lavora con noi disinfettando tutte le superfici dei nostri uffici, dotando i bagni di sapone, disinfettante e salviette monouso. Tutti coloro che potevano lavorare da casa sono stati messi nella condizione di poterlo fare e abbiamo creato un team dedicato a questa emergenza, che organizza il lavoro tramite conferenze video. È stato un lavoro lungo e laborioso, perché è molto difficile riuscire a rendere l’idea della pericolosità di questa epidemia non avendo avuto all’inizio la percezione di cosa questa implicasse a livello concreto. Però ci siamo riusciti e siamo orgogliosi di avere elaborato con cognizione di causa un piano con una serie di interventi a favore della popolazione, condividendo tra di noi la responsabilità delle nostre azioni collettive.
La nostra risposta immediata all’emergenza si è tradotta in una serie di passi, il primo dei quali è stato quello di capire quali e dove fossero le urgenze da affrontare per prime.
Grazie alla generosità di molte persone oggi siamo in grado di reperire o produrre il necessario per preparare dei kit sanitari e alimentari attraverso il lavoro di alcuni volontari.
Abbiamo pensato fosse necessario far partire una campagna di sensibilizzazione all’emergenza e per questo abbiamo stampato poster e opuscoli da distribuire alla popolazione che aiutano i nostri team sul territorio a spiegare alla gente la fondamentale importanza di poche ma semplici regole: il distanziamento sociale, il lavarsi correttamente le mani, l’utilizzo delle mascherine.
Le mascherine le produciamo noi, sfruttando i laboratori professionali dove ogni anno molti ragazzi e ragazze imparano un mestiere: mai come oggi le macchine da cucire ci sono sembrate una manna caduta dal cielo. Le mascherine vengono distribuite gratuitamente a tutti coloro che vivono intorno alle nostre missioni e fanno parte di un pacco, che abbiamo chiamato “Kit di igiene e sicurezza sanitaria” e nel quale le famiglie trovano anche 1 disinfettante, 4 mascherine, 6 saponi, 5 opuscoli informativi, una borsa di stoffa lavabile, una confezione di assorbenti e 4 pacchi di biscotti per bambini.
Abbiamo poi preparato anche un “Kit alimentare”, nel quale abbiamo messo 10 confezioni di riso da 1kg. l’una, 2 kg. di cipolle, 1 litro di olio, 1 disinfettante, 4 saponi e 6 pacchi di biscotti, per essere certi che se le famiglie non riceveranno entrambi i pacchi avranno comunque gli strumenti necessari per rispettare le norme igieniche base.
Questa emergenza deve insegnarci, malgrado le distanze da rispettare, ad essere veramente una comunità, nella quale ognuno fa la sua parte. Perché una cosa è certa, da soli non si va da nessuna parte, è solo uniti che possiamo avere la forza necessaria per vincere questa battaglia.
Vi mando un grandissimo abbraccio virtuale,
padre Thathi
Leggi anche, Il covid-19 nel mondo dei missionari salesiani