Cari Amici,
ho avuto l’occasione di parlare con alcuni salesiani etiopi che hanno un familiare o un parente che è scappato dall’Etiopia o dell’Eritrea e ha tentato di raggiungere prima l’Italia e poi il resto dell’Europa. Quello che sta succedendo nel Mediterraneo è solo l’ultima parte di un viaggio che molti giovani di qui stanno tentando.
Proprio di questo viaggio terribile vorrei raccontarvi. Si parte da Addis Abeba, in Etiopia, oppure da Asmara, in Eritrea, dove si contattano delle persone apposite che ti informano del viaggio e soprattutto del costo: 5 o 6 mila euro, che per la gente qui è una cifra enorme. Quando la cifra è pagata si parte, dentro un camion si arriva al confine con il Sudan, dove facilmente a piedi si passa dall’altra parte e poi di nuovo in camion verso Khartoum. Dalla capitale del Sudan si parte verso il deserto per raggiungere molte volte la Libia, ma anche l‘Egitto. Un viaggio di giorni, trattati come animali, con poca acqua e poco cibo, dove l’unica speranza è sopravvivere. Poche sono le donne che partono dall’Etiopia, ma molte dall’Eritrea, vista la situazione interna, e vengono abusate dall’inizio alla fine del viaggio. Ecco perché arrivano sui barconi con bambini e senza un padre, oppure sono incinte o partoriscono in viaggio. Il viaggio per loro è davvero terrificante. In Libia c’è una specie di prigione ad attendere le persone che vogliono attraversare il Mediterraneo, da cui o si esce prendendo un barcone o si viene uccisi. Oltre ad essere il Mediterraneo, un cimitero, molto di più lo è il deserto che c’è tra il Sudan e la Libia, dove ormai migliaia di giovani eritrei e etiopi sono scomparsi. I Salesiani si stanno muovendo qui in Etiopia per dissuadere i giovani dal partire, per avvisare dell’enorme pedaggio che si paga per questo terrificante viaggio, non solo in termini di soldi, ma il miraggio di un vita più confortevole rispetto a quella che hanno è grandissimo. Sentendo anche quelli che sono arrivati – qualcuno li ha incontrati a Roma o in giro per l’Europa – tutti vorrebbero non aver mai fatto quel viaggio, mai.
Abba Filippo, Gambella, Etiopia