Timor Est è un piccolo Stato insulare in via di sviluppo con una popolazione di 1,3 milioni di persone. Dal 20 maggio 2002, anno dell’indipendenza dall’Indonesia, il Paese ancora non è riuscito a risollevarsi. Il suo tasso di povertà del 45,8% è il più alto del sud-est asiatico, donne, disabili e comunità delle aree rurali remote sono coloro che sono a maggior rischio di estrema povertà. Il tasso di malnutrizione è molto alto: migliaia di bambini presentano problemi di crescita, sono 47,1% i bimbi sotto i 5 anni a cui è stato diagnostico un ritardo della crescita, uno dei tassi tra i più alti al mondo.
I missionari di Don Bosco sono arrivati per la prima volta nel Paese nel 1927, poi hanno lasciato l’isola costretti dalla situazione politica, per poi tornare con una seconda spedizione nel 1946. Tenendo conto del tempo trascorso e delle attività svolte per numerosi anni nell’ambito dell’istruzione e delle opere sociali, la gente considera le missioni salesiane come dei luoghi che contribuiscono allo sviluppo e al benessere a livello religioso, intellettuale, umano. Le opere di alcuni storici missionari, come i portoghesi padre Joao de Deus e padre Jose Coreia, lo spagnolo padre Afonço Maria Nacher e l’italiano padre Eligio Locatelli, vengono ricordate ancora oggi. Quest’ultimo missionario, che da 50 anni vive e serve la popolazione, nel maggio 2022 ha ricevuto dal governo italiano il titolo di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, dopo aver ricevuto nel 2016 l’“Ordine di Timor Est”, assegnato dallo Stato della Repubblica Democratica di Timor Est per il suo contributo all’indipendenza e allo sviluppo del Paese.
L’epicentro dell’opera missionaria di padre Locatelli è stata ed è Fatumaca, una missione fondata nel 1964; da allora la presenza salesiana si è consolidata attraverso gli anni, attraversando indenne la fine della colonizzazione portoghese nel 1975 e il periodo di occupazione indonesiana iniziato contestualmente e durato quasi 25 anni: ad oggi il carisma di Don Bosco è più vivo che mai a Timor Est!
Padre Gui da Silva, Figlio di Don Bosco che lavora a stretto contatto con padre Locatelli, è responsabile dell’ufficio dello sviluppo dei progetti e qualche settimana fa è venuto a farci visita a Valdocco: con lui abbiamo fatto una chiacchierata sulla attuale presenza della comunità salesiana.
Il processo di ricostruzione citato da padre Gui riguarda numerose attività progettuali messe in campo negli ultimi anni dai salesiani. L’occupazione indonesiana ha dilaniato la società timorese, migliaia di persone sono state giustiziate, oltre 200.000 sono state deportate, quasi tutte le infrastrutture pubbliche sono state intenzionalmente distrutte dai militari come parte della loro “politica della terra bruciata”: edifici, reti elettriche, sistemi di irrigazione e acqua potabile e scuole. Il settore dell’istruzione ha subito danni paralizzanti, con l’80% delle scuole completamente distrutte. Il popolo di Timor Est ha subito alcune delle peggiori atrocità dei tempi moderni nella sua lotta per l’autodeterminazione.
Padre Gui da Silva e padre Eligio Locatelli ci hanno presentano un progetto per dare una nuova vita a una vecchia scuola costruita nel 1994 e che si trova in condizione disastrose a Cailoibere, una manciata di povere case in una zona impervia, isolata da fiumi, foreste e una rete stradale inesistente. I salesiani credono fortemente che il Paese debba ripartire dall’istruzione, un’istruzione di qualità che è possibile garantire solo in delle strutture attrezzate e sicure: un progetto che consentirebbe a 70 bambini dai 6 ai 9 anni di frequentare la scuola elementare per poi proseguire gli studi nel centro più grande della zona, Darlata, e diventare in un prossimo futuro protagonisti del cambiamento nella loro piccola comunità.