Il sogno dei 9 anni di Giovanni Bosco parla ai nostri cuori

La Strenna 2024 del Rettor Maggiore dei salesiani è dedicata al sogno dei nove anni di San Giovanni Bosco. La motivazione della scelta è la ricorrenza di 200 anni dall’episodio raccontato nelle sue biografie: la mattina in cui, al risveglio, comunica ai suoi familiari di aver avuto una visione che lo ha molto impressionato. Il documento è giunto all’intera Famiglia Salesiana nel mondo che si è radunata a Valdocco a metà gennaio per vivere quattro intense giornate di spiritualità. Ed è appunto dalla prospettiva del mondo che ci sentiamo chiamati, qui a Missioni Don Bosco, a considerare che cosa significhi quella ricorrenza e che riflessi abbia nell’attività ordinaria dei salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e delle altre 30 espressioni del carisma di Don Bosco. 

Non è un compito difficile questo. Purtroppo. Poiché di “lupi” che si aggirano dentro e intorno ai giovani di oggi ce ne sono ancora, ed hanno fisionomie non sempre riconoscibili come tali. Potremmo scorrere l’elenco dei progetti che i nostri benefattori sostengono per scoprire le pelli di cui si rivestono coloro che odiano i giovani e la loro libertà. Possono essere coloro che li avvicinano per spacciare sostanze stupefacenti, e poi li contaminano anche nello spirito, diventando a loro volta spacciatori. Sono coloro che sfruttano il lavoro minorile nelle miniere a cielo aperto tra melma e veleni. Gli adulti che adescano bambine e bambini per avviarli alla prostituzione, con il percorso previo di abbrutimento a beneficio di altri adulti – locali o turisti – che cercano emozioni sbagliate. Sono militari e guerriglieri che ricorrono ai ragazzi per addestrarli a combattimenti suicidi e senza remore morali. Sono imprenditori senza scrupoli che reclutano i figli di famiglie povere per svolgere i mestieri a rischio sanitario e culturale. Sono adulti che governano i Paesi tagliando le risorse all’istruzione, all’aggregazione sana dei giovani, alla formazione professionale. 

Come nella “lettera del sac. Gio’ Bosco” scritta al termine delle Giornate di spiritualità salesiana: “Il nostro gregge è minacciato. I lupi sono in agguato, le loro zanne si chiamano violenza fisica, violenza affettivo sessuale, violenza economica, cyber violenza e la terribile esclusione sociale”. Dunque, il sogno dei nove anni ha una sua gravissima attualità. Ma ricorda al contempo che siamo chiamati a reagire: “Amate le persone. Amatele ad una ad una. Rispettate il cammino di tutti, lineare o tormentato che sia, perché ogni persona è sacra. Piangete con chi piange, ma lavorate perché non ci siano più lacrime in questo mondo. Restituite figli vivi alle madri di questo mondo”: è ancora la lettera che è stata affidata alla Famiglia Salesiana, pensata collettivamente dai 400 partecipanti, affidata infine alla capacità di penna di don Bruno Ferrero, scrittore e giornalista, direttore del Bollettino salesiano italiano. 

Non è una favola, è un sogno. Sogno nel senso biblico del termine: un dialogo spirituale intenso fra l’uomo e Dio, la chiamata a prendersi cura dei fratelli, soprattutto dei più diseredati. Ed è una fortuna che il piccolo Giovannino non l’abbia lasciato cadere nell’indifferenza ma lo abbia tradotto in un programma di azione per la sua generazione e quelle successive fino ad oggi. “Non lasciate spazio ai pensieri amari, oscuri. Questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto, e Dio ha messo nelle vostre mani la grazia di nuovi miracoli. Aspettatevi sempre un miracolo nella vita di tutti i giorni” scrive ancora la mano di Don Bosco oggi. 

Una situazione fra le altre è emersa in queste settimane: l’attività violenta delle bande armate dei giovani legati al narco-traffico in Ecuador. I salesiani sono impegnati massicciamente per prevenire il fenomeno e per non tagliare i ponti fra la società civile e le famiglie di questi giovani, per recuperarli alla ragionevolezza e alla socialità. L’ispettore don Marcelo Farfán ci ha spiegato che l’espansione dell’influenza dei cartelli della droga nel suo Paese è favorita dalla mancanza di scuole e di lavoro, e i salesiani cercano di mettere a disposizione di tutti la loro competenza sul piano educativo e formativo. Proteggono nei loro oratori gli agnelli dai lupi, intessono relazioni con il mondo economico per far maturare posti di lavoro qualificati. Se tutto questo succede nel nome di Don Bosco, allora possiamo essere felici di celebrare la sua nascita al Cielo il 31 gennaio. Non è il culto rivolto a una figura portata sugli altari, ma una riconoscenza che rivolgiamo al buon Dio che l’ha chiamato a soccorrere la gioventù “pericolante”, e gli ha messo al fianco una “maestra” che si rivela efficace: Maria Ausiliatrice. 

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