Il messaggio rivoluzionario di Don Bosco, maestro di gioia

Una novità dell’editrice Elledici propone un esame dell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” alla luce del carisma di Don Bosco. Al contempo illumina l’esperienza del prete di Valdocco con la testimonianza altrettanto vigorosa di papa Francesco; e non solo: è lo stesso Bergoglio a firmare la prefazione di questo libro intitolato “Evangelii gaudium con don Bosco”.

Perché questo intreccio, già profilatosi in occasione della visita del Pontefice a Torino per l’ostensione della Sindone nel 2015? È perché «i salesiani mi hanno formato alla bellezza, al lavoro e a stare molto allegro», come lui stesso scrive.

Il contenuto dell’esortazione apostolica risuona con particolare limpidezza nel mondo salesiano. Anche la data di uscita del nuovo libro è stata particolarmente significativa perché era alla vigilia della 37° edizione delle Giornate di spiritualità della famiglia salesiana, a Torino dal 10 al 13 gennaio.

Il testo è stato curato da Antonio Carriero, il quale ha collezionato i commenti di 25 persone a diverso livello coinvolte dal carisma di Don Bosco: fra loro Fabio Attard, Antonio Boccia, Olga Križova, Mauro Mantovani, Yvonne Reungoat, Alessandra Smerilli, e Pascual Chávez Villanueva, nono successore del fondatore. Don Valerio Bocci, direttore della Elledici, ha poi firmato la produzione. Il contributo delle esperienze (l’oratorio, la scuola e il carcere minorile) aggiunge al testo gli elementi per dare le risposte a questioni emergenti, come la crisi dell’impegno comunitario e la dimensione sociale dell’evangelizzazione.

Il sorriso con cui il sacerdote Giovanni Bosco accompagnava le richieste, e talvolta i rimbrotti, erano parte della sua pedagogia; lo spirito dell’oratorio di Valdocco era quello della gioia, di cui ancora oggi c’è traccia ricorrente con il saluto di “Evviva!” che si scambia tra i colonnati delle case salesiane. Il fatto che a testimoniarlo sia papa Francesco è un grande regalo. «Voi salesiani siete fortunati perché il vostro fondatore, Don Bosco, non era un santo dalla faccia da “venerdì santo”, triste, musone… Ma piuttosto da “domenica di Pasqua”. Era sempre gioioso, accogliente, nonostante le mille fatiche e le difficoltà che lo assediavano quotidianamente. Come scrivono nelle Memorie biografiche, “il suo volto raggiante di gioia manifestava, come sempre, la propria contentezza nel trovarsi tra i suoi figli”» esordisce la prefazione.

La gioia è una “misura alta della vita cristiana” spiegava Giovanni Paolo II nell’enciclica “Novo E la santità secondo Don Bosco consisteva proprio nello stare “molto allegri”, come sottolinea il Papa attuale «Il suo è stato un messaggio rivoluzionario in un tempo in cui i preti vivevano con distacco la vita del popolo… entrando nella “periferia sociale ed esistenziale” che cresceva nella Torino dell’800, capitale d’Italia e città industriale, che attirava centinaia di ragazzi in cerca di lavoro. Infatti, il “prete dei giovani poveri e abbandonati”, seguendo il consiglio lungimirante del suo maestro san Giuseppe Cafasso, scendeva per le strade, entrava nei cantieri, nelle fabbriche e nelle carceri, e lì trovava ragazzi soli, abbandonati, in balia dei padroni del lavoro, privi di ogni scrupolo. Portava la gioia e la cura del vero educatore a tutti i ragazzi che strappava dalle strade, i quali ritrovavano a Valdocco un’oasi di serenità e il luogo in cui apprendevano ad essere “buoni cristiani e onesti cittadini”».

È la gioia che i stessi Figli di Don Bosco stanno praticando oggi anche in altre parti del mondo. Baraccopoli, slum, favela… i mille nomi dei villaggi sperduti o dei quartieri marginali delle città vedono spesso come unica presenza di attenzione ai giovani una comunità di questi frati e suore del XXI secolo. I missionari sono gli apripista di una irruzione di speranza laddove la maggior povertà è la mancanza di prospettive esistenziali. Scuola, bottega, sport e musica… sono le dimensioni di vita dei giovani nelle quali non deve poi mancare l’ingrediente dell’allegria.

«È lo stesso clima di gioia e di famiglia che ho avuto la fortuna di vivere e gustare anche io da ragazzo frequentando la sesta elementare al Colegio Wilfrid Barón a Ramos Mejía»: la memoria autobiografica di Jorge Bergoglio riportata nel libro è illuminante su come sia cresciuto il cristiano, il gesuita e il Papa che oggi sa parlare al cuore delle persone. «Mi hanno aiutato a crescere senza paura, senza ossessioni. Mi hanno aiutato ad andare avanti nella gioia e nella preghiera».

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