Il governo peruviano è stato uno dei primi paesi del Sud America a imporre il lockdown in largo anticipo per cercare di prevenire l’emergenza. Il 16 marzo i confini nazionali sono stati chiusi, gli spostamenti interni vietati ed è stata ordinata la chiusura di tutte le attività non essenziali.
Oggi la quarantena non è più in vigore (l’isolamento è terminato il 30 giugno), ma il Perù è il quinto Paese al mondo per contagi da Covid-19, il secondo in America Latina, con 330.123 persone ammalate e 12.054 deceduti.
Le misure restrittive del confinamento hanno portato delle conseguenze catastrofiche, una crisi economica e sociale che durerà a lungo. Le statistiche riportano che il Paese ha uno dei più alti tassi di mortalità al mondo, secondo un’analisi molto dettagliata dell’emittente britannica BBC, tra il 16 marzo e il 31 maggio, il tasso dei decessi complessivi è stato di gran lunga superiore rispetto agli ultimi anni, circa l’87%.
Le cause del numero dei contagi in costante crescita possono essere sintetizzate in quattro punti: i mercati, il governo ha imposto un tempo massimo per poter andare ad acquistare beni di prima necessità e questo ha favorito file ed assembramenti e di conseguenza nuovi centinaia di contagi al giorno, la gestione dell’economia informale, il distanziamento sociale all’interno di case sovraffollate e il problema delle file alle banche. La maggior parte delle persone non possiede un conto in banca, pertanto per riscuotere il sostegno elargito dal governo sono state costrette a recarsi in banca e questo ha reso molto complesso il rispetto delle norme relative al distanziamento.
Una zona molto colpita oltre a Loreto, Lima, Callao e Lambayeque è Piura, città del nord del Perù, è la terza città con il maggior numero di contagi e di deceduti a causa del Coronavirus. Oltre alla dimenticanza dello Stato di quasi tutte le province lontane da Lima, la capitale, un’altra complicazione è relativa al fatto che la cultura locale ha le sue regole di convivenza e imporre la quarantena è quasi una battaglia persa.
Durante la prima fase di crescita dei casi molte persone si sono avvicinate alle porte della Scuola Salesiana Don Bosco di Piura per chiedere aiuto, qualcosa da mangiare. La risposta dei salesiani non si è fatta attendere, l’operazione di sostegno alla popolazione più vulnerabile è iniziata dagli oratori, per aiutare le famiglie dei bambini che hanno passato la quarantena a casa, ed è arrivata in un posto dove non andava nessuno, per paura, per precauzione, per rifiuto. I salesiani di Piura, guidati da don Angel Carbajal, direttore del Centro, e don Pedro Da Silva, Animatore Pastorale, sono arrivati nella vastissima discarica di Castiglia, nella periferia di Piura, dove vivono molte famiglie in mezzo ai rifiuti in delle specie di tende, raccogliendo plastica e cartone tra l’immondizia.
Di fronte alle immagini della discarica il pensiero che può venire in mente è: sarà rischioso andare in un posto del genere? Don Carbajal non si è posto il problema: “ho fatto la stessa cosa che avrebbe fatto Don Bosco. È la carità pastorale in tutto il suo splendore, è l’impulso apostolico che ci spinge ad andare verso chi ha bisogno di noi”.
In Perù in molte case l’acqua corrente è assente e i frigoriferi sono un lusso che solo pochi possono permettersi, per non pensare alla situazione all’interno delle comunità indigene, una delle minoranze più trascurate dalle misure di sostegno adottate dal governo.
La presenza salesiana in Perù è attiva nelle regioni costiere, montane e nella selva, ogni comunità è molto attenta alle situazioni di vulnerabilità presenti nelle zone più difficili del Paese.
In questa complessa situazione, l’obiettivo della missione è fornire assistenza attraverso un sostegno alimentare e sanitario a 100 famiglie bisognose nell’area della selva. I Figli di Don Bosco della Regione di Loreto stanno organizzando la consegna di 100 cestini alimentari, articoli sanitari e prodotti per la pulizia per le famiglie che vivono nella zona di San Lorenzo, nella selva peruviana.
Verrà consegnato un cestino alimentare, dei prodotti disinfettati e per la pulizia e dei dispositivi di protezione individuale, il pacco completo è composto da:
• 10 mascherine,
• 20 paia di guanti,
• 1 litro di gel disinfettante,
• sapone e detergenti,
• 5 kg di riso,
• 5 kg di zucchero,
• 5 kg di preparato per minestre e fagioli neri
• 5 kg di pasta,
• 3 litri di olio,
• 2 taniche di 7l ciascuno di acqua,
• 2 pacchi di sale,
• 2 confezioni di latte,
• 14 scatolette di tonno