I diritti dell’uomo a partire dalle periferie del mondo

Settant’anni di diritti umani dichiarati nella sede più rappresentativa del mondo: le Nazioni Unite. Il 10 dicembre del 1948 li sottoscrisse la maggioranza dei Paesi presenti all’Assemblea.

L’Italia non faceva ancora parte di quel consesso internazionale, impegnata a riparare i danni della guerra devastante e incerta nello stabilire da che parte della “cortina di ferro” collocarsi. L’adesione formale del nostro Paese all’Onu, e a seguire alle sue diverse Convenzioni, avverrà solo nel 1955.

Missioni don Bosco ritiene importante soffermarsi sul tema dei diritti umani non solo per celebrare una ricorrenza ma per considerarne il contenuto e le potenzialità in relazione all’opera dei salesiani nel mondo.

Di fronte all’espressione diritti dell’uomo la Chiesa mostrò all’inizio una certa diffidenza. La prima dichiarazione emerse infatti dal turbinio violento e anticlericale della Rivoluzione Francese del ‘700: passaggio storico dal quale sono derivati una inequivocabile crescita della coscienza sociale e delle norme giuridiche dei vari Paesi, ma anche aspetti tuttora problematici. Peraltro, le fonti che ispirarono la Dichiarazione universale sono anche nella costituzione degli Stati Uniti che posero a fondamento una visione quasi teologica della loro identità, con tutti i valori ma anche con le frizioni che questa visione comporta.

Il punto di vista occidentale dei diritti e della stessa persona umana si scontrarono a suo tempo con quello di Paesi di culture e tradizioni diverse, e ancor più con quelli che in quegli anni erano attraversati dagli effetti di un’altra Rivoluzione, quella socialista. Insomma, l’assolutezza dei principi che la Carta internazionale proclama richiede interpretazioni e prudenza: non per sminuirne il peso, ma per dare consistenza alla sostanza delle intenzioni di tutelare i diritti in maniera generalizzata ed efficace.

A gettare una luce aggiornata e più veritiera è l’attuale globalizzazione delle relazioni e dei commerci fra i popoli, con la ricaduta – assolutamente inedita per l’umanità – della migrazione di massa che oggi contare un popolo di 60 milioni di persone (un numero pari a quello di tutti noi Italiani) a non avere terra, cibo, salute, tetto, lavoro.

Missioni Don Bosco percepisce quotidianamente dalle periferie del mondo questo stato di malessere dell’umanità che richiede interventi decisi (e ormai quasi fuori tempo massimo) e non generici appelli o interventi simbolici. Assume molte valenze l’opera dei missionari, minuscola rispetto alle necessità e al dispiegamento delle altre forze in campo, ma efficaci perché partono dal cuore delle persone. È esemplificativo quanto ci scrive padre Giampietro De Nardi dal Guatemala: esempi di cosa significhi rispettare nella sua missione i principi espressi nella Dichiarazione.

Attraverso della pastorale della promozione della donna assicuriamo diritti, libertà e formazione a tante donne che vengono discriminate, sfruttate nella nostra parrocchia.”[ Rif. all’art. 2: ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. ]

Nella nostra casa del migrante, accogliamo ogni giorno decine di migranti offrendogli un piatto caldo, un ristoro e la protezione dei propri diritti.” [ Rif. all’art. 13: ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. ]

“Nei nostri oratori garantiamo un luogo sicuro per poter giocare e crescere armoniosamente senza il rischio di subire violenze.” [ Rif. all’art. 23:  Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago. ]  

“Da sei anni nella missione abbiamo aperto un dispensario medico per curare bambini e donne. l’unico punto di riferimento per tanti poveri della città. Più di 2.000 persone all’anno ricevono cure mediche gratuite o possono sopravvivere.” [ Rif. all’art. 25: ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari. ]

“Offriamo borse di studio ai bambini e alle madre abbandonate per poter accedere alla istruzione, che altrimenti non potrebbero avere. Bambini e donne riescono così ad uscire dal loro stato di povertà e a costruirsi un futuro migliore.”[ Rif. all’art. 26: ogni individuo ha diritto all’istruzione. ]


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