Giovani salesiani pronti a diffondere il carisma di Don Bosco

Li abbiamo visti scendere dal pullman che da Colle Don Bosco li ha portati a Torino. Emozionante per noi vedere questi 30 missionari, età media 28 anni, che hanno completato il corso di preparazione al servizio che andranno (o torneranno) a fare nei Paesi del mondo dove il Rettor Maggiore li ha destinati. 

Con loro gli accompagnatori salesiani e gli amici e i parenti che sono riusciti a venire dai loro Paesi di origine. Provengono da Repubblica Centrafricana, Congo, Croazia, Burundi, Uganda, El Salvador, India, Filippine, Madgascar, Mozambico, Timor Est, Vietnam. Persone che già percorrevano i cortili di Valdocco nei giorni passati, immediatamente riconoscibili per i tratti somatici e per i vestiti tradizionali. Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice e i volontari laici saranno all’altare domenica 29 settembre per ricevere la croce missionaria.

Balza ai nostri occhi l’assenza di nuovi missionari dall’Italia: per la prima volta avvertiamo l’evidenza della trasformazione della congregazione salesiana, oltre che lo spostamento del baricentro giovanile della Chiesa dall’Europa al resto del mondo. Il nostro Paese riceverà il dono di due coadiutori dalla Repubblica Democratica del Congo, Guy Roger Mutombo e Henri Mufele Ngankwini. Il loro primo impegno è quello di imparare una lingua complessa per dialogare con noi.

E poi ci sono gli altri territori meta dei missionari partenti: Brasile, Albania/Kosovo, Uruguay, Romania, Mongolia, Nord Africa, Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, Repubblica Dominicana, Sudafrica, Cile, Benin. Un rimescolamento di competenze e di cuori che fa bene alle comunità per aprirsi all’universalità del Vangelo.

La diffusione dei salesiani è giunta a totalizzare 136 Paesi in cui sia attiva almeno un’opera: il senso di comunione, come ha rimarcato a Missioni Don Bosco il consigliere per la Regione Mediterranea don Juan Carlos Perez Godoy, deve essere coltivato, sostenere la fedeltà al carisma, incoraggiare le persone.

Le giornate che precedono l’invio missionario sono corredate di insegnamenti orali, ma soprattutto dal pellegrinaggio ai luoghi delle origini salesiane. È attraverso la pedagogia dei mattoni che hanno ospitato il primo oratorio e visto crescere la responsabilità dei giovani intorno a Don Bosco che si rafforzano le convinzioni sulla strategia del metodo preventivo, sull’ausilio tangibile della Madre di Gesù, sull’ostinato ottimismo dei costruttori di umanità. La cappella Pinardi, il primo cortile, la devozione a san Francesco di Sales, la Basilica, sono i marchi che si imprimono nello spirito. Diventeranno anche la corda a cui attaccarsi nei momenti di solitudine o di delusione (inevitabili nella missione) ma anche il segno tangibile dell’appartenenza a un grande progetto al quale i nuovi partenti daranno il loro contributo da posti lontani, lontanissimi.

E poi c’è quella porzione di popolo di Dio che si raduna tutti i giorni in preghiera con Maria Ausiliatrice, fatto di gente semplice, di benefattori convinti, di poveri che ringraziano… Sì, il pellegrinaggio e condiviso ogni giorno con altre migliaia di credenti, vicini a Cristo o in ricerca di lui.

La piccola croce di legno che riceveranno dalle mani di chi è succeduto a Don Bosco non sarà un “ricordino” di una giornata straordinaria, nuovo inizio della vita di 40 salesiani, ma segno dell’impegno di testimoniare la morte e la resurrezione del Figlio di Dio. C’è di che contemplare insieme con loro.  

La Celebrazione sarà presieduta da don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore,
domenica 29 settembre 
alle ore 12.30 dalla Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino!
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