Era il 16 Giugno 1976 quando a Soweto, una township molto popolosa di Johannesburg, nacquero violenti scontri tra gli studenti neri e la polizia segregazionista del National Party, partito nazionalista al governo del paese.
Il motivo della protesta studentesca fu l’approvazione di un decreto governativo che imponeva a tutte le scuole in cui erano segregati i nativi africani di utilizzare l’afrikaans, la lingua dei bianchi segregazionisti, come lingua paritetica all’inglese. Quest’ultimo episodio, preceduto da una lunga serie di imposizioni da parte degli afrikaner, fu percepito come direttamente associato alla logica generale dell’apartheid.
Gli studenti di Soweto diedero vita a un comitato d’azione, il “Soweto Students’ Representative Council” per organizzare la protesta, indicendo una manifestazione di massa per il 16 giugno.
Migliaia di studenti e docenti neri si riversarono nelle piazze e si diressero verso lo stadio di Orlando. Era stato pianificato di seguire una linea pacifica, programmando tutto accuratamente: nelle prime file del corteo erano esposti cartelli con scritte come “Non sparateci – non siamo armati”. La polizia aveva preparato delle barricate e li fronteggiò cercando di disperdere la folla con i gas lacrimogeni. Dal corteo cominciarono a levarsi slogan di protesta. I bambini, esasperati dalla condizione di segregazione in cui vivevano sin dalla nascita e dal crescendo di soprusi che erano costretti a subire, cominciarono a tirare pietre verso la polizia.
La polizia aprì il fuoco uccidendo quattro bambini, fra cui il tredicenne Hector Pieterson. La fotografia del suo corpo senza vita divenne un simbolo della violenza dell’apartheid e della polizia sudafricana.
Le violenze continuarono fino all’aprile del 1977. Una commissione d’inchiesta anni dopo accertò che morirono 575 persone, di cui 451 uccise dalla polizia. Altre fonti sostengono invece che il numero delle vittime sia stato molto più alto.
In seguito alle proteste del 16 giugno, il governo sudafricano decise che le scuole potevano usare la lingua di insegnamento che preferivano. La rivolta che si estese in tutto il Sudafrica ebbe un ruolo fondamentale nella caduta del National Party e nella fine dell’apartheid, sancita definitivamente nel 1994.
Per onorare la sua memoria e quella delle altre vittime, dal 1991 il 16 giugno viene celebrata una giornata per richiamare l’attenzione sulle condizioni di vita e sui diritti dei bambini e dei ragazzi nel Continente Africano. Nel 2002 è stato aperto a Soweto l’Hector Pieterson Memorial and Museum.