HAITI: 6 ANNI DOPO IL TERREMOTO, ORA IL DRAMMA DELL’URAGANO MATTHEW
ULTIMO AGGIORNAMENTO DICEMBRE 2016
Oltre due mesi dall’uragano Matthew, continua l’impegno dei missionari salesiani nelle operazioni di soccorso e nella pianificazione dei progetti per la ricostruzione. Grazie alla loro presenza nelle comunità duramente colpite dall’uragano, è stato possibile rispondere immediatamente e in modo efficace all’emergenza, unendo la loro conoscenza della realtà locale a una rete di infrastrutture già consolidata e alle capacità logistiche, come magazzini, veicoli per il trasporto e canali di distribuzione.
I Salesiani erano ad Haiti molto prima del terremoto del 2010 e sono rimasti anche dopo la ricostruzione: per questa ragione sono un punto di riferimento per le loro comunità nei momenti di estrema necessità , come durante le calamità naturali.
Abbattutosi sulla parte meridionale dell’isola, il 4 ottobre scorso, con una velocità del vento fino a oltre 230 chilometri all’ora, l’uragano Matthew ha divelto i tetti di lamiera dalle fragili abitazioni in cui decine di migliaia di persone erano andate a vivere dopo il terremoto. Più di 1.000 persone sono morte e più di 50.000 sono rimaste senza una casa, con cibo e acqua potabile disperatamente scarsi. L’onda di tempesta ha allagato interi campi coltivati, distruggendo fino all’80% delle colture alimentari e uccidendo buona parte del bestiame. Colate di fango hanno intasato pozzi e sistemi sanitari. Strade e ponti sono crollati.
Il primo passo per fronteggiare l’emergenza è stata la distribuzione di kit di cibo e acqua e la fornitura di sapone per prevenire la diffusione del colera, che ha già ucciso 13 persone e ne ha contagiate altre 62. La preoccupazione è che la mancanza di acqua potabile e servizi igienici adeguati possano causare un altro focolaio mortale di colera.
La distribuzione di kit emergenziali continuerà , ma a questa si aggiungerà la creazione di una mensa perché tutti – e in modo particolare bambini e giovani che accedono ai programmi salesiani – possano contare su un pasto caldo. Inoltre i missionari vogliono distribuire sementi e attrezzi agricoli ai contadini che hanno perso il raccolto e con esso la loro fonte di sostentamento: saranno in 500 persone a beneficiare di questo progetto, che consentirà anche la ripresa delle attività economiche nelle aree selezionate. Con un occhio alla sostenibilità a lungo termine, infine, stanno preparando la distribuzione di materiali da costruzione alle famiglie colpite, in modo che possano riparare o ricostruire le loro case. In questo modo, la ricostruzione nelle comunità locali permetterà alla gente di tornare al lavoro e riprendere in mano la propria vita.
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