Viaggio missionario in Ecuador
L’Ecuador è uno dei più piccoli stati del Sud America, ma con una varietà di paesaggi e di climi che rappresentano tanti e diversi ambienti tipici di questa parte del pianeta. Ad oriente c’è la foresta amazzonica, al centro la cordigliera delle Ande e ad ovest la costa del Pacifico. L’arcipelago delle isole Galapagos, che ispirò Charles Darwin sulla teoria dell’evoluzione della specie, appartiene anch’esso all’Ecuador. La capitale Quito, sulle Ande a quota 2850 mt. – fondata dagli Inca – conserva un bellissimo centro storico di impianto coloniale ricco di chiese, conventi e palazzi nobiliari.
I salesiani sono presenti nel paese da più di cent’anni nelle grandi città, nelle zone periferiche abitate dai contadini – i campesinos – e nella foresta amazzonica dove ci sono le tribù indigene.
Un grande missionario di questa terra, scomparso da pochi anni, è stato padre Luigi Bolla, Veneto come me, nato a Schio in provincia di Vicenza. Ha passato la vita assieme agli indigeni, condividendone la vita, la cultura, le tradizioni e evangelizzando in forma originale e genuina. Di questo straordinario uomo, salesiano e sacerdote, è stata avviata la pratica per il riconoscimento della santità da parte della Chiesa di Roma.
Le opere salesiane presenti sono un centinaio, davvero tante, animate da 22 comunità religiose dei Figli di Don Bosco. Le scuole sono diffuse e frequentate da migliaia di studenti e vanno dalla primaria all’università. Pensate che l‘Università Politecnica Salesiana di Quito ha circa 26 mila studenti!
Un’attività molto bella che abbiamo conosciuto in città, a servizio dei ragazzi più poveri, è la fondazione “Proyecto Salesiano Ecuador” che da oltre quarant’anni assiste i ragazzi “di strada”, e i ragazzi “in strada”. Abbiamo conosciuto la differenza fra i ragazzi “di strada”, che vivono sulla strada senza una famiglia e che accogliamo in strutture nello stile della casa-famiglia. Questi non sono più di un centinaio nelle differenti città dove siamo presenti.
E i ragazzi “in strada”, che i genitori li hanno e vogliono loro bene. Sono però genitori poveri senza un lavoro fisso, che vivono di espedienti vendendo di tutto ai semafori, lungo la strada, nelle piazze delle città. Questi genitori sono costretti a tenere i ragazzi in strada, accanto a loro. Sono questi poveri bambini che i salesiani avvicinano e assistono, offrendo loro ambienti educativi dove stare, studiare, giocare e crescere sani, evitando i pericoli che la vita su un marciapiede comporta. I ragazzi in strada che seguiamo sono più di 2.500 in sette città.
Ci hanno accolto con canti e balli tradizionali, ci hanno dato in dono un piccolo portapenne fatto con le loro mani. Ci hanno donato il sorriso e la gioia di vivere che solo i bambini sanno esprimere così pienamente anche se non hanno quasi nulla, ma sono ricchi dell’amore di genitori ed educatori che vogliono loro bene. Ad un bambino può mancare quasi tutto, ma quando ha da mangiare ed è circondato dall’affetto e dall’amorevolezza tipica del sistema preventivo di Don Bosco, cresce bene anche “in” strada.
Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco