Don Ángel Fernández Artime per la seconda volta è stato eletto Rettor Maggiore dei Salesiani dal Capitolo Generale che si svolge ogni 6 anni. Questa volta la grande assemblea, la 28ma, si è svolta a Torino Valdocco, 62 anni dopo l’ultima volta che ha preceduto il trasferimento della Casa Generalizia a Roma.
“Cercherò di essere, per quanto possibile, un vero uomo di Dio, con forte identità carismatica e pastorale, lungimirante, capace di uno sguardo di fede e speranza nel leggere la realtà” ha dichiarato don Artime dopo la conferma in quello che fu il ruolo di Don Bosco. In queste parole c’è il programma del nuovo sessennio, che prosegue nel solco tracciato e si focalizza sull’identità del salesiano di fronte ai giovani di oggi.
L’atteggiamento che viene richiesto è quello della vicinanza reale con le nuove generazioni, nel proprio essere adulti. Una condizione che è stata resa esplicita dalla partecipazione, per la prima volta in assoluto in un Capitolo Generale, di un gruppo di 16 giovani proveniente dalle diverse aree geografiche, in rappresentanza del Movimento Giovanile Salesiano. Non si è trattato di una mera dichiarazione d’intenti: i ragazzi hanno partecipato alle commissioni insieme con gli ispettorie e con i delegati ed hanno prodotto un documento conclusivo che resterà agli atti, oltre che all’attenzione del nuovo Consiglio generale. Ecco alcune fra le frasi più ispirate: “Salesiani, non dimenticatevi di noi giovani perché noi non abbiamo dimenticato voi e il carisma che ci avete insegnato! Vogliamo esprimerlo con tutto il cuore. Essendo qui, abbiamo realizzato un sogno. In questo luogo speciale di Valdocco, dove è cominciata la missione salesiana, che riunisce salesiani e giovani insieme. Avete i nostri cuori nelle vostre mani. Dovete prendervi cura del vostro prezioso tesoro. Per favore, non dimenticatevi di noi e continuate ad ascoltarci”.
Importante per orientare con certezza il cammino, oltre che per confortare il lavoro dei capitolari, il messaggio che il Papa ha inviato loro: “L’opzione Valdocco del vostro 28° Capitolo Generale è una buona occasione per confrontarsi con le fonti e chiedere al Signore: Da mihi animas, cetera tolle. Questo richiede, da parte nostra, di superare le paure e le apprensioni che possono sorgere. Vivere fedelmente il carisma è qualcosa di più ricco e stimolante del semplice abbandono, ripiego o riadattamento delle case o delle attività; comporta un cambio di mentalità di fronte alla missione da realizzare”.
Alla ricerca di risposte alla domanda che anche visivamente ha dominato il teatro di Valdocco nei momenti assembleari, “quali salesiani per i giovani di oggi”, è stato ancora Papa Francesco a ricordare da dove inizi la risposta: “La salesianità nasce precisamente dall’incontro capace di suscitare profezie e visioni: accogliere, integrare e far crescere le migliori qualità come dono per gli altri, soprattutto per quelli emarginati e abbandonati dai quali non ci si aspetta nulla”.
Essere salesiano richiede anche una ferma guida, come fu quella di Don Bosco. Don Artime sente l’importanza del suo compito di guida per l’intera Congregazione. “È mio profondo desiderio – ha detto ai Capitolari – continuare ad essere, per quanto possibile, uomo capace di paternità e affetto fraterno, di accompagnamento, vicino ai confratelli. Penso che metterò molte delle mie energie per essere un uomo capace di costruire unità, di coinvolgere e accompagnare, di creare una visione comune, di mettere insieme le differenze, di costruire comunione intorno a sé, di lavorare in squadra e di delegare”.
L’impegno educativo e pastorale si realizza attraverso l’ossatura della Congregazione, che in occasione del Capitolo Generale viene ogni volta ringiovanita, non necessariamente dal punto di vista anagrafico quanto piuttosto dalla freschezza degli apporti provenienti dalle esperienze più vivaci. Così sono stati nominati i “regionali”, ossia quei salesiani che cureranno particolari aree del mondo per amalgamare i confratelli e lo stile, per avvedersi delle linee di tendenza della presenza religiosa, per rispondere prontamente alle necessità, per alimentare delle diverse cultura il carisma originario.
E poi ci saranno i responsabili dei diversi settori: dalla pastorale giovanile alle comunicazioni sociali, dalla formazione alle missioni. Una “macchina” complessa che regge per le capacità di gestione delle persone, delle risorse economiche, della memoria storica ossia del carisma e delle esperienze. Anche l’economo generale è una figura importante: a questo compito è stato confermato Jean Paul Muller, salesiano coadiutore, proveniente dal Lussemburgo. E ultimo, ma certamente non ultimo, il vicario, chi può rappresentare la Congregazione in assenza del Rettor Maggiore, il “don Rua” di oggi. È don Stefano Martoglio, che proprio a Valdocco ha mosso i suoi passi da responsabile prima della scuola, poi dell’ispettoria subalpina.
“A che cosa posso paragonare il regno di Dio? Esso è simile a un po’ di lievito: se una donna lo prende e lo impasta con tre grosse misure di farina, allora il lievito fa fermentare tutta la pasta”: è la bella parabola di Gesù che è stata citata per dare fondamento all’impegno del 28° Capitolo Generale. Questo ha dovuto rimandare a tempi successivi il confronto puntuale sulle sfide messe sul piatto per consentire ai capitolari di rientrare nelle loro ispettorie prima che il Corona-virus bloccasse tutti gli aeroporti. Ma la parabola fa pensar anche a mamma Margherita, che impastava per i ragazzi dell’oratorio un poco di farina contando molto sul lievito della generosità per farlo bastare a tutti i “barabin” ospiti dell’oratorio. A lei si ispira la statua che dal 7 marzo campeggia nel cortile di Valdocco, dedicata a tutti i genitori dei salesiani, padri e madri che hanno reso possibile la vita e la vocazione dei loro figli donati ai giovani.
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