Caro Padre Daniel, grazie di cuore per la lettera, pervenutami in questi giorni, che ha ricordato la mia prima donazione a Missioni Don Bosco, una storia iniziata 18 anni fa, esattamente il 15 maggio 2006, proprio nel mese dedicato alla Madonna. Francamente non lo ricordavo neanche più! Mi sono sinceramente commosso per le tue parole di affetto e stima.
Se mi permetti, tuttavia, vorrei retrodatare la mia prima storia di amicizia con Don Bosco (e Maria Ausiliatrice) molto prima, nell’estate del 1983, quando, tornato dal servizio militare, ho avuto modo di essere animatore di un centro estivo qui a Vercelli presso le suore salesiane FMA del Sacro Cuore. Da allora mi sono appassionato alla storia di questo ragazzo piemontese che aveva un sogno nella vita, nonostante mille difficoltà, diventare sacerdote, studiando di sera e lavorando di giorno, a volte con occupazioni umili.
Anche al sottoscritto è capitato nella vita di fare sogni che, lì per lì, parevano irrealizzabili. Vengo da una famiglia non molto ricca e i miei genitori (papà poliziotto, mamma casalinga) volevano che dopo la maturità tecnica andassi subito al lavoro, nonostante io avessi la passione per gli studi umanistici, la storia e l’arte soprattutto. Beh, non voglio farla troppo lunga, alla fine sono riuscito a conseguire due lauree e un buon lavoro.
Nulla mi toglie dalla testa il fatto che da lassù, insieme ai miei cari, Don Bosco e Maria Ausiliatrice – sotto il sorriso di Gesù – abbiano dato una mano a un povero diavolo come me al fine di raggiungere i miei sogni. È proprio vero: Dio scrive dritto su righe storte. Sono contento di mettere giù questi pensieri proprio nell’anno del bicentenario del sogno di Giovannino Bosco.
Quello che mi ha colpito di più dell’apostolo della gioventù, tuttavia, è quanto affermato da Don Bosco stesso nel suo testamento, che sento un po’ rivolto anche a me… che non amo molto il confessionale: “A vostro incoraggiamento e conforto noto ancora che l’opera più efficace ad ottenerci il perdono dei peccati ed assicurarci la vita eterna, è la carità fatta ai piccoli fanciulli”. E poi ancora: “Molti di voi io non ho potuto conoscere di persona in questa vita, ma non importa; nell’altro mondo ci conosceremo tutti e in eterno ci rallegreremo insieme del bene che, con la grazia di Dio, abbiamo fatto in questa terra, specialmente a vantaggio della povera gioventù”. Ora inizio ad avere qualche anno sul groppone, forse è ancora presto per stilare bilanci, mi guardo indietro e più leggo queste parole più penso che sia stato bello donare (oltre qualche piccola moneta) soprattutto un sorriso a questi bambini, alcuni dei quali ho conosciuto direttamente all’oratorio, altri attraverso fotografie, quelle delle missioni.
Caro Padre Daniel, se avrò la fortuna, un giorno lassù, di conoscere Don Bosco, scoprirò che i “miracoli”, di cui scrivi nella lettera, più che il sottoscritto, li hanno compiuti questi piccoli-grandi amici nei miei confronti.
P.S. Dimenticavo: come animatore all’oratorio giocavo a ping-pong, pallacanestro, scacchi e…disegnavo Paperini per i bambini, come questo qui che ti saluta.