Missioni Don Bosco ha a che fare con il Capitolo Generale dei salesiani come il braccio alla mente. Si comprende così perché abbiamo vissuto intensamente l’attesa e lo svolgimento della maggiore assise della Congregazione dei Figli di Don Bosco.
Si è trattato di trovare proprio qui a Valdocco, dove anche Missioni Don Bosco ha la sua sede operativa e morale, i 242 delegati provenienti da tutto il mondo riuniti con il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime. Ci succedeva di affacciarci alla balconata del cortile a lato della Basilica di Maria Ausiliatrice e di vederli passeggiare sugli stessi metri quadri dove correvano, giocavano, pregavano i primi ragazzi e giovanotti radunati dal Santo fondatore. Una vista in un colpo solo della presenza dei missionari e dei loro successori in ogni angolo del mondo: 134 Paesi dove si contano presenze di diverso peso ma di una sola e solida matrice del carisma.
È stato utile trovarci a condividere, benché su piani diversi, le giornate dal 16 febbraio al 15 marzo per incontrare molti dei capitolari nella pause fra i lavori in assemblea o nelle commissioni. Facile immaginare che, al di là del piacere di conoscersi o di ritrovarsi, gli appuntamenti avuti da parte del nostro Presidente Giampietro Pettenon, del direttore Marco Faggioli e delle persone responsabili dei vari dipartimenti di Missioni Don Bosco, sono serviti ad aggiornarsi sui progetti in corso, a raccogliere nuove richieste e a condividere la soddisfazione per i risultati raggiunti.
Certo ne è emerso un mondo in questo momento attanagliato da molte preoccupazioni e da situazioni particolarmente drammatiche. Non è stato secondario che questi incontri si svolgessero sotto la cappa del Corona-virus che, proprio in concomitanza con i giorni del Capitolo, ha manifestato in Europa, dopo che in Cina, la sua capacità di diffusione.
In pochi giorni tuttavia abbiamo avuto modo di fare una carrellata sulla condizione giovanile alle diverse latitudini e sulla risposta salesiana.
Proviamo a riassumere questo quadro non tanto per un’analisi geopolitica quanto per intuire quanto sia delicata ma necessaria la presenza di sacerdoti, di laici consacrati con la vocazione al servizio dei più piccoli in ciascun contesto.
Sud America: la questione venezuelana sembra non trovare il filo di Arianna per fare uscire la popolazione ormai stremata dalla carenza di cibo e di medicinali. Il soffocamento della vita democratica è causa e conseguenza delle difficoltà economiche e sociali dell’intero continente: a Caracas sembra muoversi l’epicentro di un tornado che investe Colombia, Perù, Cile, Bolivia, Argentina, Brasile. I salesiani rimangono saldi nella loro presenza proprio perché ai giovani non manchino assistenza materiale e spirituale, attraverso le “merende” in oratorio e l’insegnamento nelle scuole a Caracas. Ma un venezuelano su cinque ha già lasciato il Paese e la sua migrazione verso sta creando situazioni di violenza nei territori oltre confine. Sono già attivi programmi di assistenza ai migranti in ciascuno di quei Paesi.
Africa: la corruzione delle classi dirigenti ha raggiunto livelli di non sostenibilità economica, se fosse mai tollerabile questo fenomeno come ordinaria inefficienza dei sistemi politici. A questo si aggiungono almeno tre fattori moltiplicatori del rischio di raggiungere pesantissime crisi umanitarie: il dilagare dei guerre e guerriglie ispirate all’ideologia distorta del Califfato, il sommarsi di fenomeni naturali (o meglio, determinati dall’incuria anche su scala globale) come la desertificazione, l’invasione di locuste, le epidemie (si presentano scenari terribili per il Corona-virus), l’assenza di politiche internazionali per la gestione dei flussi migratori e per gli interventi di sviluppo. I missionari curano qualche ferita, dalla Nigeria al Kenya, dal Sud Sudan al Mozambico mentre cercano di costruire generazioni nuove più sane e consapevoli.
Medio Oriente: la “cerniera” fra i tre continenti è sottoposta a tensioni di diversa provenienza ma convergenti in un cerchio ristretto. La Siria ne è la principale vittima in questo momento, insieme con lo Yemen nella vicina Penisola arabica. Mentre centinaia di migliaia di persone diventano pedine sullo scacchiere, solamente la capacità di guadare oltre può consentire di sopravvivere e di resistere. è ciò che per la loro parte fanno i salesiani. Radunano i giovani e i ragazzi nelle zone dove è tornata un po’ di quiete, provano a dare loro una concreta speranza attraverso il dialogo, l’aiuto scolastico, qualche supplemento alla scarsa alimentazione. Nei giorni in cui in Italia si andavano via via incrementando i problemi sanitari e introducendo le misure di contenimento dell’epidemia, gli universitari di Aleppo hanno inviato il loro saluto e dedicato la loro preghiera agli Italiani.
Asia: l’articolata condizione di questo continente non consente di tracciare una seria visione d’insieme. Ma emergono segnali interessanti proprio a partire dai giovani. Il Vietnam vede la costante fioritura di vocazioni religiose, la Corea è incoraggiante, l’India si sta ponendo come motore per l’intera Congregazione. Ma non si nascondono le preoccupazioni per l’andamento del fondamentalismo sia islamico sia indu, che genera violenze in troppi casi e pone la presenza cristiana, minoritaria, sotto minacce da prendere sul serio per l’incolumità delle famiglie e delle comunità, come accade nello Sri Lanka. Ma c’è molta speranza da accogliere e da accudire per i grandi numeri delle nuove generazioni sintonizzate sul ritmo globale grazie alle nuove tecnologie. Mentre continua il sogno di Don Bosco per la Cina…
Nord Europa e Nord America: accomunate dal fatto di costituire la parte di mondo più benestante (con l’Australia) e anche la più anziana, queste regioni potrebbero presentare piedi di argilla alla luce non solo dell’attuale momento eco-sanitario ma per la profonda disillusione delle promesse di benessere e per l’incapacità a dare il giusto equilibro ai valori nella vita sociale. Ne fanno le spese i giovani, dotati sì di molte opportunità ma allo stesso tempo isolati. La proposta del costruirsi come persone a tutto tondo, in relazione con gli altri, è la sfida che i salesiani stanno sostenendo in ambienti “ostili” per la diffidenza culturale e non tanto per le avversità ambientali. La fiducia nell’adulto è una chiave per aprire i cuori, l’abbraccio e il sostegno nello spirito di Don Bosco rimangono i capisaldi dell’azione educativa capace di generare il coraggio di migliorarsi.
Leggi anche, Don Artime rieletto Rettor Maggiore, decimo successore di Don Bosco