“L’età minima per l’assunzione a qualunque tipo di impiego o di lavoro che, per la sua natura o per le condizioni nelle quali viene esercitato, può compromettere la salute, la sicurezza o la moralità degli adolescenti non dovrà essere inferiore ai diciotto anni”, è quanto stabilito dalla Convenzione 138 stipulata nel 1973 dall’OIL, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Secondo le stime Global Estimates of Child Labour, redatto dall’OIL, il lavoro minorile coinvolge ancora circa 152 milioni di bambini, quasi un decimo dei bambini presenti nel mondo, 73 milioni di questi bambini lavorano in condizioni pericolose: sono costretti a effettuare lavori che li espongono ad abusi fisici, psicologici o sessuali, lavori svolti senza acqua, sotto terra nelle miniere, attività a contatto con strumentazione pericolosa, in ambienti malsani o con ritmi e condizioni di stress. Inoltre, 4,3 milioni di bambini subiscono altre forme di schiavitù come lo sfruttamento sessuale, si contano circa 1 milioni di bambini e bambine nel mondo costretti a prostituirsi, un fenomeno che causa gravissime conseguenze che spesso compromettono la crescita del bambino.
In Cambogia, a Sihanoukville, popolare destinazione turistica affacciata sul golfo del Siam, nota località balneare con acque cristalline, alberghi e casino, il fenomeno dello sfruttamento minorile causato da estrema povertà, difficile contesto socio-economico, narcotraffico e prostituzione è una piaga da contrastare tutti i giorni.
Le vittime purtroppo sono i bambini, soprattutto i bambini e le bambine invisibili, coloro che non sono registrati all’anagrafe civile, questo li rende spesso soggetti al traffico di essseri umani e allo sfruttamento sessuale o come forza lavoro. Bimbi abbandonati, figli e figlie di famiglie poverissime provenienti dalle zone periferiche e rurali, figli di ragazze madri, di prostitute, di giovani famiglie costrette a mandare i propri bambini a vendere souvenir sulle spiaggie piene di turisti, dove vengono adescati e rischiano di finire in un tunnel da cui in alcuni casi è difficile uscire. Bambine e bambini che diventano vittime di abusi e sfruttamento che li porta ad avere disturbi d’ansia, bassa autostima, disturbi post-traumatici da stress e infine, una volta cresciuti, si avvicinano alle droghe e alla violenza.
Alcuni di questi minori, non hanno nè madre nè padre, nessun figura adulta in grado di farli crescere in un luogo sicuro, per questo la missione Don Bosco Home è la loro unica speranza. Qui, Roberto Panetto, missionario salesiano arrivato in Cambogia più di 30 anni fa, ha un solo obiettivo: tutelare i giovani e i più piccoli per contrastare il lavoro minorile, la prostituzione e l’abbandono.
La Don Bosco Home, la casa di accoglienza a Sihanoukville, è un luogo pieno di amore, un luogo sicuro e un punto di riferimento per i più vulnerabili. Ad oggi ospita 19 bambini, che hanno da pochi mesi a 9 anni, come Pisey, bimba di 6 anni nata a Phnom Penh, portata all’età di due anni al Centro Don Bosco e ora accolta nella scuola Kindergarten School poichè i genitori divorziati non riuscivano ad occuparsi di lei e di suo fratello, oggi sua madre è in carcere e di suo padre non si hanno più notizie, o come Buth, bimbo di 4 anni, senza fratelli e sorelle, sua madre a causa di problemi psichici non è mai stata in grado di prendersi cura di lui, oggi Buth è seguito dai Figli di Don Bosco come tanti altri bimbi le cui famiglie sono state risucchiate da povertà o sfruttamento.
Nella Bosco Home i più piccoli giocano, seguono corsi di arte e di musica, i più grandi praticano sport, iniziano ad imparere ad usare il computer e seguono attività di orientamento. Qui, tanti bambini vivono una vita serena in una casa piena di amore in cui possono crescere e divertirsi lontano dai pericoli della strada.