Un incontro pomeridiano fra due missionari presenti a Valdocco per la festa di Maria Ausiliatrice e un gruppo di benefattori si è svolto il 24 maggio scorso nella sede di Missioni Don Bosco. Don Italo Spagnolo, classe 1941, e don Giampiero De Nardi, 1947, hanno condiviso un paio d’ore con dieci ospiti del procuratore missionario, Giampietro Pettenon.
Occasione rara per salutare di persona i due salesiani, impegnati rispettivamente in Nigeria e in Guatemala, conosciuti dai presenti solamente attraverso il sito e le informazioni su progetti e adozioni a distanza. Ma anche momento per affinare la consapevolezza della situazione dei due Paesi e per cogliere la complessità dell’intervento missionario.
Le domande che hanno posto gli amici di Missioni Don Bosco hanno consentito di sviluppare un approfondimento della vita della missione. Una palpabile emozione si è vista quando due genitori che hanno adottato a distanza un ragazzo hanno conosciuto la persona che lo segue giornalmente, oppure quando una signora ha potuto incontrare il responsabile del progetto di riscatto delle donne di un villaggio… Ma al di là delle sensazioni è stato possibile anche considerare nel merito alcune attività.
Come quella di don Spagnolo, che alla sua età non ha smesso di sognare e di sognare in grande, forte della riuscita di numerose opere salesiane in Nigeria. La falegnameria costruita a Ondo si sta configurando come una eccellenza non solo sul piano formativo ma anche su quello produttivo. “La sedia episcopale per l’ingresso del vescovo nella nostra diocesi è stata realizzata nel nostro laboratorio” ha riferito per indicare il raggiungimento di uno standard produttivo elevato. Giampietro Pettenon ha confermato l’impressione molto positiva su questa attività, avuta con la visita del novembre 2018. Ha spiegato che ogni comunità salesiana punta all’autosostentamento dopo aver ricevuto la spinta iniziale dalla Congregazione nel suo insieme. Quando un missionario chiede aiuto è per far compiere un salto di qualità al suo servizio, per dare avvio a un programma nuovo per il quale occorrono risorse straordinarie, capace comunque di continuare il cammino sulle proprie gambe.
Questa logica non fissa i salesiani su posizioni “manageriali” ma lascia spazio al rapporto informale con la gente che incontrano. Come succede a don De Nardi che cita storie “minime”, che tuttavia aprono il cuore alla comprensione e alla condivisione. Come quando ha raccolto l’offerta di una donna che voleva contribuire alla vita della parrocchia. Il missionario aveva provato un certo disagio, conoscendo le condizioni della sua famiglia alla quale aveva spesso dovuto prestare soccorso economico. “Ma la volontà di partecipare alla vita comunitaria e di sentirsi anch’essa capace di dare qualcosa mi hanno convinto ad accettare quell’offerta”.
Raffaella, Maria, Antonio, Margherita, Rosanna Maria Ausilia, Domenico, Stefania, Andrea, Franca e un’altra Margherita hanno avuto modo di interloquire non solo ponendo domande ma facendo anche le loro osservazioni e raccontando come sono arrivate ad aiutare Missioni Don Bosco. Il presidente dell’associazione ha descritto il criterio di gestione del flusso del denaro raccolto: quando un missionario sottopone un progetto e questo viene accolto, inizia la richiesta di sostegno ai benefattori. Non si aspetta però di aver raccolto tutto prima di inviare il denaro: per fortuna si è creato un circolo virtuoso grazie al quale Missioni Don Bosco anticipa l’intera somma per rispondere alla necessità. Nei mesi successivi, mentre si sorveglia lo sviluppo del progetto, affluiscono le offerte e si ricrea la base finanziaria per nuovi progetti. Se qualcosa mancherà, ci sarà la cassa comune a coprire la differenza; e se il progetto raccoglierà qualcosa in più di quanto richiesto, questo andrà a bilanciare le raccolte meno fortunate.
La trasparenza del bilancio di Missioni Don Bosco è un elemento che fa parte del rapporto di fiducia stabilito con i suoi benefattori e l’associazione. Giampietro Pettenon ha spiegato anche il modo diretto di sostenere l’attività pastorale mediante l’affidamento ai missionari di intenzioni di preghiera da portare sull’altare. Non è certo una mercificazione del loro servizio ma un modo concreto di partecipare alle loro necessità materiali, consapevoli che quanto dato a loro sostegno si riverberi sulle loro comunità.
Con il desiderio dei partecipanti di avere ancora occasione di questi incontri, e con l’impegno di Missioni Don Bosco di attivarsi per corrispondere a questo desiderio, lo scampanio di invito alla messa con il rettor maggiore don Angel F. Artime ha dato il tempo di chiusura dell’incontro.