A Ranchi una Messa speciale – Diario di viaggio in India

17 settembre, Ranchi

Ogni domenica alle 6 del mattino nella chiesa salesiana di Ranchi viene celebrata la Messa principale. L’edificio può contenere fino a 1200 persone ma sono molti quelli che non riescono ad entrare, perciò nell’arco della mattina si svolgono altre due celebrazioni, una dedicata ai più piccoli. È un momento di festa per la comunità, che si riunisce per vivere la propria fede in modo semplice e sincero. Ci sono intere famiglie che vivono distanti dalla città e che si incamminano alle 4 del mattino per poter essere presenti. La messa è preceduta da una piccola processione fatta di canti e danze, ritmata dai tamburi che qui sono un tratto distintivo dei gruppi indigeni e che ritroviamo in chiesa durante la messa. Colori, suoni, sfumature diverse perché diverse sono le appartenenze culturali, ma uno stesso modo di pregare, composto e al contempo molto partecipato.

Quando sono arrivato all’altare e mi sono girato sono rimasto sorpreso dal numero di persone, bambini, donne, ragazzi: erano tantissimi, fuori c’erano tutti coloro che non sono riusciti ad entrare. Una gran bella Messa. Davvero la celebrazione ci unisce, ci rende partecipi della bontà di un Padre comune che noi credenti abbiamo al di là del colore, dei riti e dei diversi modi di celebrare l’incontro con Gesù. Ho salutato i bambini del catechismo e ho dato loro un messaggio di fiducia e di amicizia, poi ho incontrato un gruppo di mamme con le quali ho potuto ricordare la lode e il rispetto che dobbiamo avere per le donne e sottolineare la forza interiore che hanno. Dio le ha benedette e ha dato loro quella forza e quella perseveranza che non conosce fatica, né sofferenza e tanto meno disperazione. Abbiamo concluso l’incontro ballando tutti insieme e celebrando la vita per esserci incontrati e trovati. 

Dopo pranzo siamo partiti per visitare un’altra comunità salesiana, che ospita una scuola e un collegio. Abbiamo visitato le aule e il dormitorio –  solo la metà di quelli che ci sono oggi possono vivere lì, gli altri hanno bisogno di un altro spazio, di un altro posto per dormire: la struttura non riesce ad accogliere tutte le persone, i servizi non sono molto dignitosi. Ho parlato con i salesiani che gestiscono il progetto e abbiamo concordato di valutare la possibilità di un aiuto.

Sono stati molto belli i momenti condivisi e vissuti nelle diverse comunità. L’accompagnamento e la presenza dei miei fratelli, che non ci hanno mai lasciato soli; ma in particolare i volti dei ragazzi del collegio rimangono impressi nel mio cuore. Sono i preferiti di Don Bosco, sono la ragione, il motivo della nostra consacrazione, a loro dobbiamo dare tutte le nostre energie, il nostro desiderio di salesiani. Ho concluso ringraziando e chiedendo il dono del discernimento, per mettere tutte le nostre energie soprattutto in coloro che sono più poveri nel senso stretto del termine.

18 settembre, Ranchi

La giornata è iniziata con la Messa e poi una visita alla scuola salesiana di Ranchi. Abbiamo fatto un giro delle aule e conosciuto decine di studenti. Il preside mi ha parlato della necessità di costruire un nuovo edificio per ospitare un maggior numero di alunni, poiché quello esistente è davvero pieno. Poi ci siamo spostati nella scuola secondaria, dove siamo stati accolti dai ragazzi con una danza tipica. Mi è piaciuta così tanto che alla fine ho di potermi unire, è stato molto divertente!

Dai più piccini ai ragazzi che frequentano le superiori, le scuole salesiane in India cercano di coprire tutte le esigenze. Oltre alle lezioni classiche esistono corsi informali per chi ha bisogno di mettersi in pari con gli studi, centri di formazione professionale per chi cerca di inserirsi nel mondo del lavoro, ma anche biblioteche e aule di studio per chi deve preparare esami e concorsi pubblici. I bambini delle scuole materne cominciano ad imparare i primi rudimenti dell’idioma del luogo in cui vivono, mentre l’inglese è la lingua franca che permette di comunicare con tutti, dato che in India ci sono circa 1500 lingue diverse. Il ciclo classico prevede un percorso di 10 anni, dopo il quale i più bravi possono accedere al college.

Dopo altre visite abbiamo fatto le valigie e ci siamo diretti all’aeroporto. La nostra prossima destinazione è Calcutta, terra di una grande donna, una grande Santa: Madre Teresa, fondatrice della Congregazione Missionarie della carità. Siamo atterrati, fuori dall’aeroporto il traffico era impazzito, il buio regnava in molte strade, la gente si mescolava con i veicoli e tante erano le persone in situazione di indigenza. E devo confessare che questo non era nulla in confronto a quello che mi aspettava nei giorni successivi.

Padre Daniel Antúnez

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