Sembra ripetersi un copione già scritto. Quello dei milioni di schiavi africani deportati nelle Americhe tra il XV e il XIX secolo: si stima che 12-13 milioni di africani siano stati strappati alla loro terra. Stipati nelle navi in condizioni disumane, moltissimi morirono nel corso della traversata.
In un messaggio all’UNESCO del 1994 l’allora Presidente del Benin Nicéphore Soglo disse: “Non servirebbe a niente dissimulare le nostre proprie responsabilità nei disastri che si sono abbattuti o continuano ad abbattersi su di noi. Le nostre complicità nella tratta sono ben stabilite, le nostre divisioni assurde, i nostri errori collettivi”. Una presa di coscienza molto forte. Eppure il traffico delle vidomegon, in lingua fon “bambina presso qualcuno”, vendute come forza lavoro gratuita, continua a essere una realtà drammatica ancora ai nostri giorni.
In Benin esiste un corpo di polizia chiamato Brigade de Mineurs, specializzato nella tutela dei bambini vittime del traffico e dello sfruttamento. A partire dalle sue segnalazioni inizia il lavoro degli assistenti sociali, a cui si affianca il prezioso contributo delle suore salesiane, che nella casa famiglia Laura Vicuña di Zogbo, un quartiere di Cotonou, ogni anno ospitano circa 400 bambine di età compresa tra i 6 e i 17 anni, sottratte al traffico dalla polizia oppure avvicinate al mercato dalle suore stesse.
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