Padre Piero Gavioli
Padre Piero Gavioli
DATA DI NASCITA
LUOGO DI NASCITA
ORDINAZIONE
TERRA DI MISSIONE
missionari / Padre Piero Gavioli
Sono padre Piero Gavioli. Mio padre muore quando ho 4 anni, la mamma per farmi studiare mi manda all’orfanatrofio delle Suore Stimmatine a Ferrara. Frequento le Scuole Medie al collegio salesiano di Ferrara. Di lì passo all’Aspirantato di San Bernardino a Chiari (BS), fino alla 5° Ginnasio. Poi in Noviziato a Missaglia (CO) e Liceo a Nave (BS). Dopo l’esame di maturità (1962), sono mandato all’Ateneo Salesiano di Roma dove ottengo la licenza in filosofia (1965).
1962-65 sono gli anni del Concilio Vaticano II. Poco a poco matura la vocazione missionaria. Nel 3° anno di studio a Roma, la domenica vado in una parrocchia di periferia insieme con un prete salesiano, studente al PAS, che ha già fatto il tirocinio in Africa Centrale: mi “contagia” un po’ con il suo “mal d’Africa”. L’impulso definitivo mi viene da Paolo VI: quando canonizza i martiri dell’Uganda, il 18 ottobre 1964 – ero presente in san Pietro -, dice che l’Africa apre le porte a Cristo e lancia un appello a vocazioni missionarie. Qualche giorno dopo scrivo la domanda per partire in Congo (dove, all’epoca, c’era la sola ispettoria salesiana in Africa).
Sono arrivato in Congo il 21 settembre 1966 per fare gli altri due anni del tirocinio: il primo allo studentato di Kansebula, come assistente e insegnante di filosofia, il secondo a Lubumbashi-Imara, la prima opera fondata in Africa Centrale all’arrivo dei salesiani nel 1911. A Kansebula avevo cominciato a imparare lo swahili, che ho praticato accompagnando gruppi di ragazzi di Azione Cattolica in due parrocchie della città.
Alla fine della teologia ho chiesto di non essere ordinato sacerdote subito. Sapevo che sarei ritornato in Africa; dopo tanti anni vissuti in case di formazione volevo prepararmi all’ordinazione in una casa di vita attiva “normale”, a contatto con la gente congolese che, secondo me, doveva partecipare a “chiamarmi” al sacerdozio. Sono così ritornato a Lubumbashi nel settembre: dapprima in parrocchia a Ruashi poi, fine agosto 1973, a Kasungami, una recente parrocchia periferica, dove un confratello, don Mario Valente, viveva da solo da un anno. Abbiamo fatto una mini-comunità e una “complicità” che è durata, con alterne vicende, quasi 30 anni.
Gli anni di professione religiosa; gli anni di ordinazione sacerdotale in settembre, e l’anno del mio arrivo in Congo sono momenti importanti per ringraziare il Signore che mi ha guidato con pazienza e fedeltà, e per affidargli il mio avvenire, sicuro che, come diceva don Egidio Viganò, il nostro avvenire sarà più grande del nostro passato.
Nel 2015 sono stato mandato a Bukavu, direttore della comunità che aveva appena ripreso una scuola di mestieri fondata da un missionario saveriano di Parma. Abbiamo aperto una scuola professionale per ragazzi in situazione di strada, con i laboratori di meccanica automobile, aggiustaggio e saldatura, falegnameria e muratura. Il piccolo cortile della scuola (18 x 20 m) è sede di un oratorio quotidiano per i ragazzi dei dintorni. La presenza dei salesiani a Bukavu ci ha attirato vari ragazzi che hanno espresso il desiderio di diventare salesiani. E pure alcuni adulti si sono preparati alla promessa di salesiani cooperatori.
L’arcivescovo di Bukavu ci ha proposto e ceduto un grande terreno agricolo di 115 ha a 38 km da Bukavu, Nyakadaka, dove l’Associazione Comunità Mamma della Pace aveva già incominciato ad accogliere ragazzi a rischio. Per mancanza di persone e di mezzi, l’opera era in stato di abbandono. I salesiani vi hanno aperto una piccola comunità che cerca di riprendere il progetto del fondatore.