Padre Mario Perez
Padre Mario Perez
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missionari / Padre Mario Perez
Sono padre Mario Perez, salesiano venezuelano. Attualmente mi trovo in Repubblica Democratica del Congo a Mbuji Mayi, una città con grandi e gravi problemi sociali, dove mi occupo della violazione dei diritti dei bambini, in particolare del fenomeno dei bambini stregoni. Si tratta di bambini di età compresa tra gli 8 ed i 14 anni. Orfani, disabili, albini, ma non solo… Vengono accusati di stregoneria, molto spesso dai loro genitori e, costretti ad abbandonare le proprie case, si ritrovano a vivere per strada. Secondo la credenza popolare questi bambini lancerebbero maledizioni, sono incolpati infatti di provocare malessere generale, povertà, disoccupazione. La Repubblica Democratica del Congo è un Paese che vive nella credenza che i demoni si incarnino nelle persone. Oggi però, per molte famiglie, l’ossessione per la magia nera è soltanto un pretesto per sfamare meno bocche.
Negli anni ’70 è incominciata la mia vita missionaria. Sono stato mandato dai miei superiori nella frontiera Colombia – Venezuela, dopo due anni sono stato mandato a Valdocco, Torino. Dal 1982 sono arrivato in Congo dove ho lavorato con i ragazzi di strada di Lubumbashi; nel 1997 sono stato mandato in Burundi e successivamente sono diventato direttore del Centro Don Bosco di Goma – Ngangi dove son rimasto per 13 anni, e proprio in quegli anni l’Unicef – precisamente nel 2009 – ha conferito al Centro Don Bosco di Goma il premio internazionale Los Niños Primero (Prima i bambini). Il premio è stato un modo per far sentire la voce di tanti bambini che soffrivano e per fare tutto il possibile perché il loro grido di sofferenza si trasformasse in un grido di allegria e speranza di vita. In quegli anni, la comunità salesiana insieme alla collaborazione di alcuni volontari italiani e congolesi, ha cercato di dare una risposta immediata ai bisogni essenziali di uomini, donne e bambini che avevano perso tutto durante la guerra. Il nostro centro, durante la guerra e in situazioni di miseria estrema e forte disagio sociale ha accolto, educato, nutrito e curato circa 40.000 ragazzi.
Nell’aprile del 2010, il Rettor Maggiore, don Pascual Chavez, mi ha invitato a partire per Haiti per occuparmi dei ragazzi di strada sopravvissuti al terremoto e aiutare i confratelli nell’emergenza. Ho portato la speranza a molti sfollati che popolavano il campo profughi di Thorland, a Carrefour. Ho coinvolto le persone nella gestione del campo, tutti dovevano rendersi utili per il bene del prossimo, nonostante la situazione fosse molto complicata.
Essere missionario è parte della vita di ogni cristiano: non si può nascondere la luce che Dio ha acceso in noi. Sono nato in una famiglia missionaria e cattolica, aperta ai bisogni degli altri. La mia consapevolezza di essere missionario si è messa in luce quando sono entrato nei Salesiani, in particolare nel 1982 quando sono partito per la Repubblica Democratica del Congo.
Come Salesiano, mi concentro sulla dimensione mondiale e missionaria che rappresenta la mia Congregazione, presto grande attenzione alla promozione dei diritti umani e alla prevenzione di rischi di ogni genere (sociali, di emarginazione, catastrofi, protezione dell’ambiente, epidemie), lavoro sull’educazione, sull’istruzione e sullo sviluppo perché possiamo vivere in una società solidale, alla luce del Vangelo.