Padre Filippo Perin
Padre Filippo Perin
NOME
Padre Filippo Perin
DATA DI NASCITA
4 Aprile 1972
LUOGO DI NASCITA
Pordenone (PN)
ORDINAZIONE
17 Giugno 2000
TERRA DI MISSIONE
Etiopia – Lare
missionari / Padre Filippo Perin
CHI SONO
MISSIONE
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CHI SONO
Sono padre Filippo Perin, sacerdote salesiano, originario di Porcia, in provincia di Pordenone. Ho frequentato le medie e le superiori all’Istituto Salesiano, e per tre anni sono stato in comunità a Mogliano Veneto, dove ho maturato la mia vocazione. Sono partito come missionario nel gennaio 2009 verso l’Etiopia e più precisamente nella regione di Gambella, una remota zona a sud-ovest, al confine con il Sud Sudan. Il Vescovo, mons. Angelo Moreschi, mi aveva inizialmente affidato i villaggi nella regione di Nyinenynang e Matar, insieme ad altri piccoli villaggi intorno Fulldan, Jikao, Ilea e Ibago abitati da gente di etnia Nuer. Ora, mi trovo a Pugnido, a 3 ore di macchina da Gambella, un villaggio al centro dell’area popolata dall’etnia Anyuak.
MISSIONE
Sono molto felice del mio nuovo incarico. La missione è molto bella e molto grande: al centro c’è la chiesa, rotonda, a forma delle loro capanne; poi c’è l’asilo, che accoglie ogni giorno circa 200 bambini, e l’ostello per 70 studenti dei villaggi più lontani che vogliono finire le superiori; l’oratorio con i campi da gioco e un’ampia sala incontri, i pozzi, l’orto, un appezzamento di terreno per l’agricoltura e la casa del parroco. La gente vive in capanne di legno, fango e paglia, vicino o in mezzo alla foresta perché sono soprattutto pescatori o cacciatori. L’incontro con la gente, resta sempre la parte essenziale della mia missione. I poveri hanno un potere speciale, soprattutto i bambini, che vengono, ti abbracciano, sono contenti e felici solo perché tu sei lì con loro; i poveri hanno una manina piccola che ti entra nel cuore, passa tutte le difese e i muri che abbiamo dentro e arriva proprio al centro e, girando la chiave, lo rimette in moto e lo fa andare più velocemente. I bambini e i ragazzi della missione qui non hanno interessi, altri fini, ti abbracciano e ti voglio bene solo per la tua presenza in mezzo a loro e ti chiedono di fare altrettanto, volergli bene così come sono, ecco perché riaccendono il cuore, sono ricchissimi di umanità.
E noi che eravamo venuti a portare “cose” riceviamo un cuore riacceso, nuovo, capace di amare senza tanti perché o ma. E questo diventa la cosa più importante della nostra vita, avere il cuore che funziona, infatti il posto nella vita della nostra felicità non è dove stiamo più comodi, o abbiamo più soldi, o più fortuna… il posto della nostra felicità è il posto nella vita dove amiamo di più, dove il nostro cuore corre a 100 all’ora, anche se ci sono difficoltà, anche se costa fatica. Il tesoro della Chiesa e dell’umanità sono i poveri, che ci salvano la vita dal nostro egoismo, dalla nostra indifferenza e ci ridanno un cuore che batte.
Vedere di persona la povertà, il lavoro e la vita dei missionari mi hanno dato la motivazione per partire in missione, e ad oggi rifarei di nuovo questa scelta di vita e di fede, a cui sto dando tanto, ma dalla quale sto ricevendo moltissimo.
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