Giacomo Comino
Giacomo Comino
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missionari / Giacomo Comino
Sono Giacomo Comino, ma tutti mi chiamano Jim. Sono missionario salesiano da oltre 50 anni, da più di 25 lavoro in Sudan a stretto contatto con la popolazione martoriata dalla guerra civile. Eppure sono un uomo pieno di speranza, colmo di fiducia nella Provvidenza di Dio. Oggi, in un contesto tanto complesso, sto portando avanti un progetto impegnativo.
Fino al 2011 c’è stata la guerra tra il nord in prevalenza musulmano e il sud cristiano. In 22 anni di guerra, 2 milioni di morti, soprattutto del sud, e 4 milioni di profughi. Nel nord noi salesiani ci siamo occupati dei profughi, cercando di dare un’educazione ai più giovani. Prima c’era speranza, oggi la gente è disorientata e anche noi missionari ci chiediamo: che cosa è capitato? La gente vive male, con difficoltà economiche; mancano tutte le infrastrutture, il 70% dei bambini non va a scuola, non c’è sviluppo in capo agricolo, né medico… In una realtà tanto complessa, noi salesiani ci siamo sempre affidati a Maria Ausiliatrice per un’impresa impossibile. Soprattutto noi missionari non dobbiamo mai perdere la speranza e la fiducia in Dio, perché lui è sempre con noi!
La mia vocazione salesiana come coadiutore è nata che avevo 16 anni, quando il mio catechista mi chiese: “Cosa farai il prossimo anno, ora che hai finito la scuola superiore?” Gli risposi titubante che avrei voluto diventare salesiano, ma non ne ero sicuro… Lui allora mi disse: “Vai al noviziato, il Signore ti ispirerà!” Avevo solo 17 anni quando diventai salesiano. Finito i corsi di formazione salesiana e tecnica il catechista mi chiese: “Cosa farai il prossimo anno? Perché non fai domanda per andare in missione?” Io non ci avevo mai pensato seriamente, ma feci la domanda per le missioni. Dopo due mesi, il superiore delle missioni mi manda a chiamare e mi dice: “Stiamo iniziando una nuova missione in Corea e andrai in Corea”. Avevo solo 21 anni. Mi impegnai da subito con i ragazzi dell’oratorio e loro furono il migliore aiuto per imparare la lingua ed ambientarmi in questa nuova missione. La Corea fu il mio primo amore. Dopo 30 anni di vita missionaria, il superiore delle missioni mi chiese di andare per 2-3 anni in Sudan dove stavano iniziando una nuova missione. Arrivato, la prima cosa che feci, fu visitare il campo profughi. Rimasi scioccato da questa esperienza e dopo tre anni, quando potevo di nuovo finalmente tornare in Corea, che ancora portavo nel cuore, mi sono detto: “La Corea ormai va avanti da sola, mentre qui in Sudan manca tutto, la gente muore di fame e di malattie. Cara Madonna, starò in Sudan finché tu vorrai…ma mi devi aiutare altrimenti me ne vado…”. Sono passati più di 25 anni, ho passato dei momenti difficili, ma la Madonna mi è sempre stata accanto… si vede che il Signore vuole che lavori ancora per i bambini più poveri.”
“Il Sudan nel cuore” Intervista a Jim Comino su Tg2000
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