San Domenico Savio continua a operare oggi nel mondo

La notizia che una delle ultime ordinazioni di un salesiano (Andrea Domenico Palma, il 10 aprile scorso) sia avvenuta nella casa intitolata a Domenico Savio a Gela in Sicilia, sicuramente è motivo di compiacimento da parte di questo Santo che, se la vita non avesse avuto un’altra evoluzione, probabilmente sarebbe stato uno dei primi giovani preti maturati nell’oratorio di Don Bosco.

San Domenico Savio gustò intimamente la grazia dell’Eucarestia fino all’estasi, e per questo è modello silenzioso dell’accostamento al Mistero del Pane e del Vino con confidenza e gratitudine. Come è fratello spirituale delle mamme e dei bambini desiderati e protetti dai genitori, così possiamo considerarlo fratello di tutti i salesiani che hanno il dono di presiedere la Celebrazione dell’Ultima Cena.

Il ricordo del piccolo Domenico, che per la sua fede era capace di commuovere Don Bosco, percorre ancora le opere salesiane in tutto il mondo. Case, chiese, oratori, iniziative che portano il suo nome hanno una sorprendente vitalità, e dice quanto la sua vocazione sia stata e sia tuttora importante per i salesiani.

Stati Uniti – Spagna

Recentemente negli Stati Uniti fratel Juan Carlos Montenegro, direttore del programma “We Care” della parrocchia “San Domenico Savio” di Bellflower (Los Angeles) ha risolto un problema che il Governatore della California si era trovato di fronte con il ritorno alla didattica in presenza dopo il lockdown: 12 scuole elementari della città di Downey non sapevano come attivare il loro doposcuola. Occorreva trovare rapidamente una soluzione: “Crediamo che questo sia stato un miracolo” commenta fratel Juan Carlos, “abbiamo avuto solo sette giorni per creare un programma, trovare e formare il personale e compiere tutti i passi legali per essere pronti a servire i bambini.” Un’estensione rapida e ben formalizzata dell’iniziativa del centro salesiano, che nel 2014 aveva incominciato ad accogliere 35 bambini senza accesso ai doposcuola pubblici, ora arrivati a essere circa 200.

Sotto la protezione di Domenico Savio una parrocchia salesiana di Madrid mette al centro la famiglia nella catechesi: ogni domenica viene inviata via WhatsApp nelle case una piccola catechesi sul testo del Vangelo del giorno. “Vogliamo rafforzare l’idea che la catechesi familiare è importante, e che la famiglia è un luogo di catechesi prima della parrocchia stessa” spiega don Álvaro Ginel. Qualcosa di simile faceva il Santo adolescente che dispensava parole, incoraggiamenti – e anche rimproveri – attingendo alla Parola di Gesù: a volte citando testualmente le frasi che più calzavano con le situazioni in cui si trovava, come una volta in mezzo ai compagni che bisticciarono fino a sfidarsi a duello, altre rispondendo a tono ai propagandisti avversi o ai bestemmiatori insistenti. Una “catechesi del quotidiano”, verrebbe da definirla, certamente impastata con la vita concreta delle persone: appunto quella che deve nascere nella compagnia fra amici, sconosciuti… e familiari. Senza rinunciare a mettersi poi in azione con la “catechesi in gruppo”, quella che Domenico faceva con lo zelo di un apostolo.

Papua Nuova Guinea – India

La spinta propulsiva del ragazzo di Riva presso Chieri dall’oratorio a Torino si è diffusa fino agli estremi confini del mondo. Ad Araimiri, in Papua Nuova Guinea (Oceania) l’8 marzo scorso sono state inaugurate tre aule della scuola primaria “San Domenico Savio”. Siamo in un’area periferica del Paese, e i salesiani sono coloro che garantiscono l’istruzione di base ai bambini della parrocchia: 200 piccolissimi, distribuiti in due plessi nelle 6 classi previste. Gli spazi esistenti non erano sufficienti. La stessa comunità missionaria, che fa capo alla chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, si occupa anche della Scuola secondaria.

Scuola, formazione… ma anche gioco. Il nostro Santo magari non era un funambolo come il suo maestro, ma considerava – come il suo maestro – che la gioia del divertimento fosse non solo un complemento, ma la sostanza del vivere insieme. “Sappi che noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri” spiegava a chi arrivava la prima volta sotto la tettoia o nel cortile.

Al Centro Giovanile Don Bosco di Chennai in India si è tenuto a febbraio di quest’anno un torneo di calcio intitolato proprio a lui: 45 squadre, categoria “under 14”, ovviamente con una formazione che si è portata casa la coppa (per la cronaca, la Puzhal FC B) ma dove hanno vinto tutti i partecipanti: provenienti da Chennai e dalle città limitrofe, hanno avuto modo di sfidarsi correttamente, mettendo in campo tutto il loro talento. E al contempo è stato consentito ad essi di superare con le giuste precauzioni le limitazioni imposte dalla pandemia. D’altronde anche il giovane Savio si era unito al gruppo di quei 44 che dall’oratorio erano andati ad assistere i malati quando in città un’epidemia di colera si era sparsa in misura drammatica.

Venezuela – Angola

Il modello spirituale salesiano conduce a una intensa vita spirituale capace di tradursi in servizio. A Duaca in Venezuela i cento giovani che hanno partecipato alla giornata vocazionale missionaria che si è tenuta al centro giovanile Domenico Savio durante l’Avvento 2020 hanno fatto consistere la parte pratica del loro incontro nella consegna di cibo e vestiti alle famiglie più bisognose della zona.

In Angola il Santo ha preso il volto dei cooperanti di una ong salesiana per proteggere i bambini di strada dal Coronavirus. Nel centro “San Domenico Savio” di Luanda educatori sociali e volontari forniscono protezione, cibo e igiene, e soprattutto “li aiutano a organizzare la loro vita quotidiana, a imparare e rispettare le regole di igiene e prevenzione, e ad essere responsabili”, spiega il coordinatore Sergio Pitocco. “Stiamo cercando di trasformare questa emergenza in un’opportunità per svolgere un più accurato lavoro di accompagnamento e di responsabilizzazione dei bambini e degli adolescenti in situazione di strada e, in futuro, per preparare la strada del ritorno nelle loro famiglie”.

Un nome, quello di Domenico, che potrà rimanere nella testa e nei cuori di 50 bambini e bambine anche quando torneranno – si spera – accolti nelle loro case. Ma già adesso Lui li prende per mano e infonde loro coraggio, fa da trascinatore in letizia come faceva a Valdocco.

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