Nell’attuale drammatica emergenza in Ucraina occorre portare i soccorsi secondo le necessità segnalate da chi vive sul posto. Dopo l’aiuto spontaneo di aiutare i profughi e le famiglie rimaste sotto i bombardamenti, con la raccolta e l’invio di generi alimentari, dobbiamo interrogarci su cosa sia davvero richiesto e operare perché tutto arrivi a destinazione. La condizione dei salesiani in Ucraina è tale da poter registrare giorno per giorno il bisogno della popolazione e attivare immediatamente la rete di soccorso costituito dalla Congregazione e dall’intera Famiglia salesiana. La visitatoria ucraina, che è formata da confratelli di rito greco-cattolico, e i missionari della confinante Polonia, che obbedisce al rito latino-cattolico, sono i due occhi con i quali il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, insieme con il coordinatore delle risposte salesiane alle emergenze, p. George Menamparampil, possono avere la visione d’insieme degli aiuti che provengono da tutto il mondo. Per l’Italia, don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco, ha il compito di far convergere le energie degli enti salesiani italiani che si occupano di solidarietà internazionale, uniti in questa azione solidale.
Sono state date così risposte tempestive alle richieste di aiuto provenienti da Ucraina e Polonia, in particolare sono stati procurati una coppia di generatori di energia elettrica da collocare nel complesso di edifici dove ha sede la missione a Lviv e sono stati inviati generi di prima necessità e medicine. Se l’utilità di questa seconda donazione – resa possibile dalla rapida risposta dei nostri benefattori – è di immediata comprensione, qualche spiegazione in più è necessaria a proposito della prima.
Un tecnico che si è messo a disposizione
Il signor Sandro Boesso, 65 anni, di Borbiago, in provincia di Venezia, ha procurato i generatori che sono arrivati a destinazione a inizio aprile. Occorreva sceglierli per far funzionare anche in caso di caduta della rete elettrica la Casa salesiana che attualmente accoglie i profughi, il palazzetto con la palestra e i servizi di riparazione auto connessi alla scuola professionale, divenuti rifugio temporaneo, e le altre sezioni dello stesso istituto delle quali una è destinata alla formazione nel settore alberghiero e di ristorazione. Non poteva esserci scelta più provvidenziale della specializzazione offerta agli studenti di Lviv se consideriamo che proprio l’ospitalità e la distribuzione di cibo sono diventate le impellenze per la popolazione ucraina. Non ci si può permettere di far piombare nel buio lo spazio di rifugio di centinaia di persone in stato precario, dove soccorrere i feriti, dove garantire assistenza alle donne incinte e ai bambini senza famiglia, una casa che deve assicurare i pasti per tutti.
Dopo aver ottenuto le condizioni economiche migliori per l’acquisto dei generatori e seguito la loro spedizione, Sandro Boesso si prepara a partire per controllare che la loro installazione sia stata compiuta in maniera debita: collocazione, collegamenti, carburante. Lui conosce bene la struttura salesiana di Lviv: dodici anni fa era stato lì proprio per rifare gli impianti elettrici. “C’erano ancora fili e interruttori di fabbricazione sovietica, ormai insicuri” ricorda. “Sono stato lì su incarico di Missioni Don Bosco per provvedere all’esecuzione dei lavori e al contempo per istruire i tecnici del posto su come rispettare gli standard internazionali. Ora quegli impianti sono certificati a livello europeo”.
Un laico che opera da “missionario”
Boesso ha condiviso la ripartenza della missione dei salesiani in Ucraina dopo il crollo del Muro di Berlino, così come oggi si mette di nuovo a disposizione. Con l’impronta di Don Bosco che risale ai suoi studi a Ivrea, alla scuola media, “dove mi sono sempre trovato bene”. È pronto ad andare anche solo per un paio di giorni: “Gli Ucraini imparano in fretta, se devono farsi correggere accettano il parere di un esperto”. Ma come fa con la lingua? Usa l’italiano e il veneto, ricorrendo ai toni giusti e ai gesti per farsi capire. Lo spirito del formatore ce l’ha, tanto che la sua prima esperienza professionale in Italia diventò presto il progetto di una cooperativa sociale per dare lavoro a giovani in difficoltà. Poi l’evoluzione del settore ha ridotto le aspettative, ma la sua impresa ha continuato ad avere attenzione verso i bisogni degli altri. “Il mio spirito missionario è partito dalla terra di Don Bosco, e non mi è mai mancato. Quando vedo una casa salesiana vedo aria di famiglia”: anche a Lviv, dove conobbe l’ancora giovane padere Michajlo Czaban che iniziava a realizzare la casa di ospitalità dentro la struttura salesiana, essendoci problemi di sistemazione di un gruppo di una cinquantina di orfani. “Quello che farete ai più piccoli l’avrete fatto a me” è diventato per il signor Sandro la spinta a una donazione del suo tempo e delle sue capacità.
Il tecnico italiano trascorse sei mesi recandosi ogni quindici giorni in Ucraina per supervisionare i lavori, via via delegando a un gruppo di operai del posto i successivi completamento e manutenzione degli impianti. Dopo due anni un altro viaggio e poi altri ancora, qualche volta facendoli diventare anche vacanza con la moglie e i due figli. Intervenne anche a Vynnyky dove era arrivata la struttura del padiglione salesiano di Expo 2015. Le visite diventarono anche condivisione della vita degli Ucraini incontrati: “Vivono la vita cristiana in maniera profonda, le loro liturgie domenicali sono di 4-5 ore, con la comunione sotto le due specie: magari fosse così anche da noi!”. Una conoscenza del carattere che fa dire a Sandro Boesso: “Penso che riusciranno a difendersi perché lo spirito che hanno è molto forte. Combattono perché viene minacciata la loro casa, la loro vita. Non vogliono diventare sudditi. È un popolo che vuole essere democraticamente libero, che vuole decidere e fare da sé”.