In Italia e in molte altre parti del mondo la celebrazione della Pasqua 2021 dà ai cristiani il modo di gustare nuovamente i riti della Settimana Santa e la Festa più importante dell’anno con un senso di gratitudine per poter essere fisicamente presenti alle liturgie, pur con tutti i limiti imposti dalla pandemia. Il confronto con lo scorso anno che ci vedeva costretti a vivere il mistero della morte e resurrezione di Gesù solamente attraverso i collegamenti televisivi ci dà la sensazione di aver concluso un digiuno, con graduale ritorno alla normalità.
Ma ci sono Paesi nel mondo in cui l’avvicinarsi della Pasqua getta i cristiani nella giustificata paura che questi giorni diventino occasione per far crescere in qualche fanatico l’idea di attentare alla loro vita proprio nei templi in cui dovrebbe esser possibile pregare Dio e unirsi ai fratelli con tranquillità. È quanto accade ad esempio in Nigeria, dove ormai da quasi 70 anni si assiste impotenti al dilagare dei fondamentalismi che si dichiarano derivati dall’islam. Si è raggiunto il numero di 10.000 nel triste conteggio delle vittime dell’odio religioso. Forse anche il crescere delle comunità cristiane, passate a costituire il 40% della popolazione totale del Paese, ha generato un’idea errata di competizione che si traduce in violenze verso le persone e in devastazione nelle città e nei villaggi.
Il coraggio però non manca, e anche fra i salesiani – che dal 1980 hanno “sposato” la presenza in Nigeria per servire anche al suo sviluppo attraverso l’istruzione dei ragazzi – si cerca di difendere il proprio spazio in un atteggiamento di dialogo. In mezzo a moltissime limitazioni: “I cristiani trovano difficile praticare la libertà di culto. Ci sono territori in cui le chiese sono proibite. Non ci è permesso costruire o riunirci come una chiesa” ci spiega padre Anthony Ekezie, un salesiano del St. John Bosco Youth Centre di Onitsha, che abbiamo intervistato nei giorni precedenti la Festa delle Palme.
“Nei luoghi in cui siamo sicuri, dove non c’è molto allarme, celebreremo la Pasqua nelle nostre chiese. Ogni attività deve essere svolta all’interno dei locali delle parrocchie. Le comunità cristiane stanno aspettando questa celebrazione con entusiasmo poiché l’anno scorso non l’abbiamo celebrata con la presenza dei fedeli a causa del Covid-19. I nostri parrocchiani sono persone con una fede forte e, pur in mezzo a tante sfide, rimangono salde nel loro credo”.
A parte le limitazioni al culto, ce ne sono altre?
“In Nigeria le due religioni principali sono il cristianesimo e l’Islam. Al Nord i cristiani sono la minoranza: alcuni dei privilegi di cui godono i musulmani non sono concessi ai cristiani: ci sono posizioni politiche a cui un cristiano non può accedere, non importa quanto sia capace. Nel mondo del lavoro, i musulmani sono considerati per primi nelle selezioni, e i cristiani potrebbero non essere in condizione di ottenere un’assunzione. Nel mondo della formazione ci sono corsi – soprattutto nel settore medico – a cui ai cristiani non vengono date le stesse opportunità riservate ai musulmani. I lavori governativi, le indennità, i sussidi, i benefici gestiti dal governo sono goduti principalmente dai musulmani”.
Padre Tony è un giovane frutto della missione salesiana avviata nel 1980, testimonianza di un bel radicamento del carisma di Don Bosco. È importante capire da lui come si è arrivati a questo punto.
“La Nigeria è un Paese complesso con più di 250 diversi gruppi etnici. È diviso in due aree principali: il sud con tre regioni e il nord con tre regioni. Le due principali religioni sono il cristianesimo e l’Islam. La maggioranza dei cristiani si trova nel sud mentre la maggioranza dei musulmani è nel nord”.
È una situazione che rimanda alle divisioni culturali precedenti il colonialismo e che l’indipendenza non ha mitigate.
“Nel Nord, dove lavoriamo come missionari, ci sono molti giovani e la maggioranza è di musulmani. Le sfide che dobbiamo affrontare non sono solo Boko Haram nel nord, ma anche i pastori Fulani e il banditismo. Tutti questi gruppi sono dotati di armi. Il banditismo, che è diventato così mortale negli ultimi tempi, è derivato da Boko Haram e sta gradualmente conquistando ogni parte della regione settentrionale. Il loro scopo è rapire persone e chiedere il riscatto per restituirle, altrimenti le uccidono”
Tuttavia la causa non è solo risalente ai conflitti tradizionali se è vero che molta parte dei gruppi armati è composta dai giovani. E come fa un’organizzazione armata a sostenersi?
“Questi fondamentalisti sono musulmani e, naturalmente, sono giovani. Boko Haram è un gruppo terroristico complicato e sofisticato che ha una grande rete e grandi sponsor. La loro nota modalità di reclutamento consiste nel rapire i giovani e costringerli a unirsi a loro. È diventato un affare per loro, e alcuni giovani musulmani lo stanno sottoscrivendo”.
È una situazione in cui mancano alternative di studio o di lavoro per i giovani.
“Con il gran numero di giovani qui senza lavoro o cose che li tengano occupati, alcuni si uniranno sicuramente a uno di questi gruppi mortali”.
Questo impedisce le attività pastorali in aree molto vaste.
“Oggi io non posso visitare sette delle nostre cappelle esterne perché sono state occupate dai banditi”.
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