Un oratorio per tutti: un rifugio, una casa

In 134 Paesi del mondo, dove i salesiani di Don Bosco sono presenti, ci sono centinaia di edifici e cortili che per molti sono casa, scuola, gioco, cibo e amore. Spazi dove giovani, bambini, ragazze, spesso lasciati al proprio destino e drammaticamente a rischio, trovano riparo e sicurezza come in un’autentica famiglia. Case dove ci si accoglie, ci si stima, ci si difende, ci si aiuta a crescere, ci si ama, ci si perdona, si imparano i valori su cui costruire la propria vita. Sono gli oratori salesiani!

L’oratorio salesiano è un rifugio importantissimo, un luogo in cui si sperimenta l’amore, perché l’amore sa accogliere e rendere felici. L’oratorio è la prima missione di Don Bosco, è il suo primo grande sogno che dalla prima partenza missionaria in poi ha raggiunto tutti i continenti. La porta aperta di ogni oratorio è una straordinaria possibilità per ciascun bambino, per ricominciare a sorridere e ad avere tempo, spazio, orizzonti per ritornare bambino, per riconquistare la propria adolescenza. Per i missionari salesiani l’oratorio è un mezzo per educare al rispetto per l’altro, è sempre aperto a tutti e tutte, è un luogo che garantisce speranza, una casa sicura lontana dalla violenza e dalla mancanza di prospettive, un spazio in cui crescere e costruire certezze.

Come ad Haiti, Paese devastato da una crisi socio economica spaventosa, instabilità politica e catastrofi naturali al limite della sopportazione umana, dove i Figli di Don Bosco non si vogliono arrendere e da anni sono impegnati a gestire gli 11 oratori sparsi tra Port-au-Prince, la capitale, e le zone più periferiche. Presidi di salvezza per bambini e ragazzi che altrimenti sarebbero scartati dalla società, unica alternativa alla strada e alle numerose gang dedite al crimine e alla violenza ordinaria.

Opere che svolgono un ruolo fondamentale soprattutto nelle zone rurali e periferiche nei Paesi più poveri, missioni che i salesiani continuano a fondare per dare ai più fragili la possibilità di crescere serenamente, come a Zhytomir, città a 110 km da Kiev, capitale dell’Ucraina, dove la comunità salesiana vuole avviare il primo oratorio della zona per tutti i bambini e le bambine che ad oggi non hanno la possibilità di frequentare le attività pomeridiane, né il doposcuola, non hanno un campo dove poter giocare a palla…

Non c’è niente di più grande, in tutta l’opera di Don Bosco, dell’oratorio, del sistema educativo costruito da San Giovanni Bosco a favore dei più piccoli, dei più poveri, degli esclusi. Lo sa bene anche il nostro presidente padre Daniel Antúnez che pochi giorni fa ci ha raccontato che sa bene cosa significa vivere un oratorio: correre dietro a un pallone, giocare in cortile sicuro fuori dai pericoli della strada e della povertà, sa bene quanto è forte e grande l’affetto, la presenza, la guida amorevole che un bambino incontra in un oratorio di Don Bosco, non solo da Padre…

So bene cosa significa perché un giorno, nell’oratorio salesiano di S. Ignacio in Argentina, io ci sono entrato… Avevo solo 11 anni, ero piccolo, un po’ spaventato in mezzo a tutti quei bambini, quei ragazzi. E, con quella solitudine che si ha nel cuore a quell’età, con quel bisogno fortissimo di sentirsi amati e di avere conferme, bighellonavo per il cortile cercando un mio posto nel mondo. Quando, a un certo punto, una mano amorevole si appoggiò sulla mia testa e una voce serena e rassicurante mi disse: «Ci vediamo domani Daniel». Era la mano di padre Francesco, un missionario di Don Bosco. Ma come? Padre Francesco si era accorto di me, mi aveva visto, sapeva il mio nome… Mi aspettava all’indomani? Non mi sembrava vero! Eravamo in tanti in quel cortile ma lui sapeva il mio nome! Lui aspettava il mio ritorno in quel cortile… che per me, da quel giorno, diventò per molti anni casa, famiglia, amici, affetto, sicurezza e scuola.”

A Porto Velho, nell’amazzonia occidentale del Brasile, dove spaccio di droga, delinquenza e sfruttamento di donne e minori sono a livelli altissimi, dopo la sfortunata chiusura del Collegio Don Bosco la comunità salesiana ha rimesso a nuovo un ambiente sicuro dove i più giovani possono giocare, vivere momenti di formazione e avere una merenda assicurata. Nel nuovo Oratorio San Francesco di Sales ci sono tanti padre Francesco che accolgono bambini e ragazzi che vivono in situazioni di estrema pericolosità nelle loro case. Dalle ceneri di una vecchia opera sociale sta nascendo un luogo aperto a tutti e a tutte e noi vogliamo sostenerlo, se puoi, aiutaci.

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