Nigeria: “Rendere reali i miracoli in terra”

Viaggio missionario in Nigeria

 

Arrivo a Lagos “C’è vita e vita in abbondanza”

Siamo arrivati a Lagos in Nigeria. Il caldo è afoso…. appiccica tutto! La prima impressione del paese è che nulla funzioni come te lo aspetteresti, comunque tutto e tutti sono in movimento, c’è vita e vita in abbondanza.

In Nigeria tutto è superlativo: il numero di abitanti del paese (il più popoloso dell’Africa). I tratti somatici e la corporatura delle persone: i lineamenti del volto sono marcatamente africani e sono tutti belli corpulenti. La polvere che si alza ovunque e che copre in breve tempo ogni cosa. Le risate della gente che quando si incontra e si parla, per confermare quanto sta ascoltando, scoppia in fragorose risate. Il suono dei tamburi e la partecipazione al canto durante la Messa. Il numero di chiese e di sette protestanti che si trovano ovunque e offrono una religiosità rituale (quasi magica) a buon mercato.

A due ore di macchina da Lagos abbiamo fatto visita a don Italo Spagnolo, un sacerdote salesiano originario di Biella. L’hanno mandato con altri due confratelli a fondare una nuova opera a Ijebu Ode, in una zona popolosa e periferica nella quale hanno ricevuto in gestione dal Vescovo la parrocchia con la chiesa che ha solo i muri perimetrali: manca il tetto e ovviamente tutto l’arredo interno. Niente paura. Don Italo sta tirando la Provvidenza per la giacchetta e a suon di richieste e di tendere la mano è quasi pronto ad innalzare un tetto sulla testa dei cristiani che quotidianamente celebrano l’Eucaristia fra quattro muri nudi e crudi. Gli bastano ormai altri € 10.000,00 e il lavoro è fatto! Il sogno di don Italo però è quello della costruzione e dell’avvio del centro di formazione professionale in quel villaggio. Questa è una zona in cui il fenomeno migratorio verso la Libia e poi l’Italia e l’Europa è estremamente radicato. Missioni Don Bosco di Torino, assieme al VIS di Roma, ha ormai da due anni avviato questa campagna di raccolta fondi per fermare il traffico di migranti. Il nostro obiettivo è proprio quello di creare le condizioni in loco perché i giovani non guardino all’emigrazione come all’unica possibilità di futuro.

In Nigeria ci sono molte imprese italiane ed europee che cercano manodopera qualificata. Se noi salesiani ce la faremo a formare professionalmente i giovani nigeriani, questi non cercheranno fortuna lontano da casa, rischiando la vita nel percorso lungo il Sahara e poi sul Mediterraneo. Senza contare le angherie e le violenze di tutti i tipi a cui sono sottoposti dai trafficanti di uomini.

Ci siamo lasciati da don Italo Spagnolo con la promessa che a breve cominceremo questo lavoro insieme, sempre confidando nella Provvidenza, che mai fa mancare il suo aiuto quando la si invoca con fede.


A Ibadan “Rendere reali i miracoli in terra”

Siamo arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio in Africa, Ibadan in Nigeria.

È una metropoli di circa 4 milioni di abitanti (il numero è imprecisato perché le baraccopoli aumentano di giorno in giorno) con una estensione enorme. Non ci sono palazzi alti ma solo un susseguirsi continuo di tetti di lamiera su baracche e case a uno o due piani. Arrivando per la strada colpisce subito la quantità di automezzi fuori uso abbandonati ai lati delle vie. Sembra di correre dentro un enorme recupero auto da demolire. Non solo auto, ma anche camion, mezzi per il movimento terra…. Ho chiesto il perché di questa discarica di messi fuori uso e la risposta è stata che quando un mezzo non funziona più, in Nigeria viene mandato a Ibadan. Non è una risposta ma… meglio non approfondire.

Ad Ibadan i salesiani nel 2002 hanno iniziato la costruzione di una casa di formazione per i nuovi salesiani e questa è entrata in funzione nel 2005. Vi si trovano i giovani salesiani, dopo aver emesso i voti religiosi, per lo studio della Filosofia. Il percorso formativo dura un triennio. Attualmente i giovani salesiani in formazione sono 34. Il motivo della nostra visita ad Ibadan è l’inaugurazione del Bosco Boys Centre che Paolo ha appena completato con l’aiuto di benefattori da Torino, dall’Austria e dalla Nigeria.

Paolo Vaschetto, salesiano di Bra,  oltre ad essere l’economo della comunità formatrice, passa il suo tempo in strada ad incontrare e tentare di aiutare i ragazzi che lì vivono. Ci sta riuscendo bene, così bene che senza strutture a questo dedicate ne ha già salvati molti. Ora ci sarà la possibilità di una casa tutta per questi ragazzi. Ne potrà accogliere al massimo 40. A loro disposizione ha previsto due camere da dieci posti letto ciascuna. La cucina, il refettorio, le aule per il recupero scolastico. Gli spazi per i futuri piccoli laboratori di manualità.

Festa grande quindi al Ibadan questo fine settimana, in occasione della celebrazione della Solennità di San Giovanni Bosco. Per l’occasione sono venute rappresentanze di salesiani e giovani da tutte le opere salesiane della Nigeria. Rappresentanti politici locali accompagnati dalle rispettive consorti abbigliate in modo a dir poco regale. Tanto il paesaggio della Nigeria in questa stagione secca è color grigio polvere, tanto le donne nigeriane sono come fiori sgargianti che lasciano stupiti. Le loro linee morbide ed abbondanti, avvolte in tessuti multicolori, con in testa dei fazzoletti annodati a mo’ di turbante, sono davvero uno spettacolo.

È presente il Vescovo di Ibadan e il Superiore Salesiano dell’Africa Ovest Anglofona. Come dicevo a proposito dei nigeriani, tutto in clima di esagerazione: la Santa Messa alle ore 9.00 che è durata due ore esatte, senza alcun particolare discorso… L’inaugurazione e il taglio del nastro, altra ora abbondante. I saluti e i discorsi ufficiali, altre due ore. Abbiamo iniziato alle 9.00 e siamo andati a pranzo alle 15.00. Immaginate tutto questo con una temperatura di 37 gradi ed umidità all’80%… da svenire! Ma a loro piace così, e se non è esagerata, non è festa. E io sono felice di partecipare alla loro gioia.

Paolo, magro come un’acciuga, è stato il regista sapiente ed attento di tutta la giornata. Ci teneva che venisse bene e ci è riuscito. I ragazzi di strada che aiuta sono il suo motore interiore che lo spinge con entusiasmo a non fermarsi mai.

Sempre più incontrando missionari temerari e laboriosi, mi accorgo di come si possano rendere reali i miracoli in terra, di quale capacità di operare il bene ci sia potenzialmente dentro di noi, se troviamo il luogo e le condizioni per esprimerla.

Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco

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