“Vado in uno dei villaggi della missione per celebrare la Messa. Arrivo alla cappella e, per un’incomprensione, mi accorgo che non ho più ostie nella mia borsa. Non avrei mai fatto in tempo a tornare indietro… Però non volevo far rimanere male la gente che era venuta. Camminare anche un’ora per andare a messa e poi la messa non c’è… diciamo che non è proprio il massimo.
Così mi sono detto: “devo trovare assolutamente una soluzione”. Non avendo la stessa capacità di Gesù di fare i miracoli e di moltiplicare il pane, chiedo alla gente che stava in Chiesa se avesse in casa della farina di grano. Immediatamente un signore che abitava lì vicino va a casa e mi porta una borsa con un po’ di farina e dell’acqua, la impasto per fare una piccola focaccia. Non avendo modo di accendere il fuoco, ho preso le due candele dell’altare e le ho utilizzate come fiamma per cuocere la focaccia: mentre continuava la celebrazione, lascio l’impasto cuocersi al fuoco delle candele. Terminata l’omelia la focaccia era bella e pronta (ho anche avuto il tempo e l’occasione per fare una catechesi sul pane eucaristico… in missione devi essere positivo e non fermarti di fronte alle difficoltà che ti si parano innanzi!). Ho continuato la Messa come se niente fosse, presentando all’offertorio la focaccia di farina impastata sull’altare, e con essa abbiamo celebrato.
In missione a volte ti devi arrangiare, ma ti aiuta a vivere le cose in maniera più genuina… In fondo i primi cristiani consacravano focacce come quelle che ho preparato io. Forse non usavano le candele come le ho usate io, ma non si può avere tutto dalla vita!“
Giampiero De Nardi