Love. Non è amore.

Le due proiezioni di lunedì 25 febbraio in sala Don Bosco a Valdocco, toccheranno da vicino la tematica della prostituzione minorile in uno dei paesi più poveri del mondo, la Sierra Leone.

Attraverso le parole di padre Jorge Crisafulli e la visione del documentario “Love” di Raúl de la Fuente capiremo insieme l’importanza del centro di riabilitazione per minori vulnerabili del Don Bosco Fambul e ascoltando le parole di Augusta, una delle protagoniste del film documentario, scopriremo più da vicino la realtà di tante ragazze come lei che sono private fin da piccole degli strumenti per costruirsi un futuro.

 

In Sierra Leone la guerra civile e l’epidemia di ebola hanno lasciato la popolazione in ginocchio. Per molte ragazze l’unica alternativa per sopravvivere e pagarsi gli studi è la prostituzione. I salesiani nel 2016 con il Don Bosco Fambul hanno avviato a Freetown un progetto per riscattarle dalla condizione di prostitute, accoglierle e prendersi cura di loro in un ambiente familiare. L’obiettivo è offrire loro un futuro grazie all’istruzione e all’apprendimento di un mestiere. Ad oggi più di 200 ragazze hanno iniziato una nuova vita come protagoniste del loro futuro. Il documentario presenta la tragica realtà di decine di ragazze minorenni, tra i 9 ei 17 anni, che vivono sulle strade di Freetown e sono costrette a prostituirsi per poter sopravvivere. Qualcosa che potrebbe sembrare normale in un paese povero come la Sierra Leone, ha smesso di essere tale grazie all’impegno dei Salesiani, che nei 19 mesi di attività in questo specifico ambito hanno già sottratto alla prostituzione, grazie all’educazione, 149 ragazze.

“Vivere circondato da così tanto dolore e ingiustizia non mi deprime, al contrario, mi dà più forza per lottare per la giustizia e la dignità di queste minori”. È questo quello che anima don Jorge Crisafulli, missionario salesiano, direttore dell’opera salesiana Don Bosco Fambul di Freetown, che porta avanti otto programmi in favore dei bambini e giovani a rischio.

Le minori che vengono salvate e sostenute dai salesiani, e che don Crisafulli definisce “le più vulnerabili tra le vulnerabili, ma allo stesso tempo capolavori di Dio” hanno vissuto “storie di dolore, tristezza e violenza, ma anche di redenzione, che si trasformano in ottimismo e speranza quando le ragazze scoprono quel sogno per cui vale la pena combattere nella vita, lontano dalla prostituzione”.

La protagonista del documentario, Aminata, “racconta i momenti peggiori della sua vita, quando iniziò a vivere per le strade e a vendere il suo corpo per mangiare, ma osserva anche il processo di cambiamento che ha vissuto grazie all’incontro con Don Bosco” prosegue il salesiano. Aminata aveva 13 anni quando per la prima volta divenne vittima della prostituzione. Fu un’amica a parlarle di questa possibilità e quella notte guadagnò poco più di cinque euro.

Dopo la guerra civile e l’epidemia di ebola, una buona parte della gioventù della Sierra Leone è rimasta totalmente indifesa. I Salesiani hanno scoperto la realtà della prostituzione minorile mentre cercavano bambini nelle strade di Freetown per salvarli dalla situazione di abbandono in cui vivevano. “Siamo diventati una Chiesa in uscita, come ci chiede Papa Francesco, specialmente di notte”, commenta don Crisafulli. “Tutto ebbe inizio con alcuni peluches: era la prima volta che don Jorge si avvicinava a un gruppo di adolescenti che lavoravano come prostitute per strada e offrì loro la possibilità di andare il giorno dopo presso il Don Bosco Fambul a mangiare un piatto di riso e a sottoporsi ad una visita medica. Diede loro i pupazzi e fu colpito dal loro modo di guardarli, accarezzarli e giocare con essi come se fossero bambine. Questo è stato il punto di partenza del programma per salvarle dalla strada! Don Bosco Fambul offre alle ragazze recuperate dalla prostituzione cibo, alloggio, cure mediche, assistenza psico-sociale, accompagnamento spirituale ed istruzione. Le più grandi possono ricevere anche una formazione professionale e un sostegno economico per iniziare un’attività in proprio. L’importante è che riacquistino fiducia “non solo in se stesse, ma anche nell’umanità” e che prendano in mano le loro vite: diciamo loro che Dio le ama, che non sono spazzatura, perché Dio non produce spazzatura, ma capolavori”, spiega don Crisafulli.

Storie come quella di Aminata mostrano l’efficacia della risposta salesiana alla tragedia della prostituzione minorile in Sierra Leone. I Salesiani stimano che circa 2.500 ragazze si trovino in questa situazione e secondo don Crisafulli nei prossimi mesi circa 300 di esse possono essere aiutate dal Don Bosco Fambul.

La risposta salesiana alla lotta contro questo flagello globale è l’educazione. Con costanza e con impegno, giorno dopo giorno. Padre Jorge e i suoi confratelli realizzano qualcosa di grande. Salvare tante ragazze, avere cura di loro, ridare loro la dignità di esseri umani!

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