Augusta ha 20 anni. È stata ospite di Missioni Don Bosco a febbraio 2019, quando venne a Torino con padre Jorge Crisafulli, missionario in Sierra Leone, per portare la sua testimonianza in diverse sedi: al convegno contro la schiavitù organizzato dalla Regione Piemonte, al liceo Maria Ausiliatrice delle FMA, alla Pastorale Missionaria a Valdocco, oltre che nelle interviste e nei colloqui personali.
Giornate dense da far girare la testa a chiunque. Augusta invece ha assorbito lo stress da repentino cambio di clima (veniva direttamente dall’Africa), da attese estenuanti del visto di ingresso in Italia (nonostante le credenziali presentate dai salesiani), da disagio alimentare (il nostro cibo è molto diverso dal suo abituale) e da sbalzo termico (ha trovato i giorni più freddi dell’inverno padano).
Eppure ha sempre ripetuto, con l’incoraggiamento di padre Jorge, il suo racconto e sottolineato i passaggi difficili della sua vita. Rimasta orfana giovanissima, incontrò una donna che promise di aiutarla con un lavoro; in realtà la sfruttò, minacciandola quando non dava i risultati voluti (vendeva bottigliette d’acqua per le strade). Fino a che scappò da questa schiavitù andando però incontro ad un’altra: la prostituzione. Fuggì nella capitale dove, per trovare un tetto e qualcosa da mangiare, cadde nelle maglie di uno sfruttatore.
Un giorno la incontrarono i salesiani del “Don Bosco Fambul”. Da lì iniziò il suo ritorno alla dignità di persona, riprendendo a usare il nome che è il suo e non il soprannome assegnatole dalla strada. Frequentò corsi per acquisire competenze professionali, trovò amici veri. Oggi culla il sogno di aprire un ristorante a Freetown.
Il suo desiderio era di incontrare il Papa. Per questo, dopo Torino, la meta di Augusta e di padre Crisafulli è stata piazza San Pietro. Il giorno dell’udienza, ha potuto avvicinarlo, dirgli brevemente la sua storia, farsi voce di tante altre ragazze come lei. Papa Francesco si è commosso e l’ha benedetta e, con lei, ha benedetto tante ragazze che hanno vissuto e vivono esperienze di miseria e di sfruttamento.
Augusta è la protagonista di una catena di “coincidenze”, come rileva un articolo pubblicato da ANS, l’agenzia stampa dei salesiani. In Sierra Leone i Figli di Don Bosco non avevano “progettato” l’intervento con le ragazze oltre che con i ragazzi. Ma è successo che padre Crisafulli un giorno abbia rivolto spontaneamente una domanda a un gruppo di sette ragazze di età tra i 6 e i 14 anni incontrate per strada, abbia loro rivolto una domanda molto semplice sul senso di quello che stavano facendo e le abbia invitate al Fambul.
Il giorno dopo si sono presentate in sei, e hanno iniziato un percorso di recupero psicologico e sociale. Da allora, padre Jorge e i collaboratori escono alle prime ore del mattino per visitare i luoghi dove solitamente si rifugiano le ragazze sfruttate per il sesso, portano loro cibo caldo e medicine, propongono di rifugiarsi in una casa sicura.
Successivamente giunsero dalla Spagna degli operatori psicosociali che volevano osservare la realtà dello sfruttamento minorile. A Freetown percorsero le strade alla ricerca di testimonianze di questo dramma umano, accompagnati dai salesiani.
Una ragazza determinata, dei religiosi e un gruppo di professionisti si sono incrociati per quella che a molti sembrerebbero solo delle coincidenze. Il valore della ragazza, la vocazione dei salesiani e le capacità di alcune persone sono riusciti a dare visibilità di questo dramma nelle istituzioni, sono intervenuti nei forum internazionali sul tema della prostituzione, e in Sierra Leone hanno indotto l’emanazione di leggi che puniscono la tratta dei minori.
Coincidenze di questo tipo accadono di rado nella vita reale: è come se si creassero connessioni straordinarie tra eventi e persone mediante dei fili invisibili. Lo psichiatra Carl Jung diceva che non si tratta di “casualità” ma di “sincronia”, uno dei fenomeni più enigmatici e sorprendenti della nostra esperienza. Jung giunse alla conclusione che esiste una connessione intima, tra l’individuo e il suo ambiente, che in certi momenti esercita un’attrazione tale che arriva a determinare quelle circostanze particolari che chiamiamo “coincidenze”. È questa una delle tante leggi universali che non può essere sottoposta a prove scientifiche, ma che regola la vita di una moltitudine di persone.
Secondo la fede e la tradizione ereditata da Don Bosco, la chiamiamo “Provvidenza”.