13 aprile 2019
Cari amici,
la presenza dei salesiani in Eritrea risale al 1996 quando dall’Etiopia don Angelo Regazzo ed altri missionari andarono a Decameré, una bella cittadina a sud di Asmara, e li aprirono la prima opera di Don Bosco: una scuola tecnica con annesso convitto per i ragazzi e le ragazze provenienti da tutto il Paese.
Negli anni la scuola è cresciuta fino ad accogliere oggi 400 allievi dai sedici ai diciotto anni, sono i due anni di scuola superiore che prepara all’università o all’inserimento nel mondo del lavoro.
I settori professionali nei quali i giovani imparano un mestiere in ottimi laboratori sono la meccanica d’auto, la carpenteria metallica, la meccanica di precisione, la falegnameria, l’informatica, i geometri, il settore elettrico ed elettronico.
La scuola ha nel tempo accresciuto così tanto il proprio prestigio, che ora personalità importanti del Paese fanno i loro giochi pur di inserire nella lista governativa degli allievi i loro beniamini. Ho detto “la lista governativa degli allievi” perché in questo strano paese – strano dal punto di vista politico (non ha una Costituzione, né un parlamento e dall’indipendenza del 1991 non si sono mai tenute libere elezioni) – è il Ministero dell’Educazione che decide dove un giovane potrà frequentare la scuola superiore. Le scuole quindi sono dotate di convitto per poter accogliere tutti gli allievi.
Pensate cosa significhi avere 400 allievi a scuola, ma non solo! Questi vivono in casa salesiana per nove mesi all’anno, sabati e domeniche comprese. Rientrano in famiglia solo a Natale, a Pasqua e alla fine dell’anno scolastico.
Gli spazi del collegio sono davvero grandi per poter avere tutti i laboratori, le aule, i servizi complementari alla didattica, le cucine, sale da pranzo, camere e bagni per i maschi e per le femmine. Una vera cittadella di Don Bosco animata e coordinata da una comunità di cinque confratelli salesiani, tutti eritrei.
Non potrebbe essere diversamente visto che il fondatore, don Angelo Regazzo, è stato espulso dall’Eritrea in quanto straniero nel 2008. Pensate quanta fatica a quanta fede in quest’uomo che dopo dodici anni di fatiche, dopo aver fatto nascere e crescere una simile opera, da un giorno all’altro si vede arrivare un foglio di via… e deve fare le valigie e tornare in Etiopia, da dove era partito anni prima.
Dalla prima e più grande opera salesiana di Eritrea sono gemmate altre due presenze nel paese.
A Barentu, una città capoluogo di distretto che si trova vicino al confine con il Sudan e l’Etiopia, dove la popolazione non è di etnia tigrina come negli altipiani ma somiglia più ai sudanesi, il vescovo ci ha invitato ad aprire un nuovo centro di formazione professionale.
E noi ci siamo andati e in due anni abbiamo già attivato corsi in informatica, falegnameria e carpenteria metallica. Gli allievi che frequentano questa nuova scuola salesiana sono oggi 150. Questi non sono convittori, ma tutti abitanti nella zona, perché la scuola non ha ancora avuto il riconoscimento statale e dunque non appartiene ancora al sistema di scuole nazionali. Ma la sua attivazione e il consenso di giovani che vi si sono iscritti da subito ha suscitato la meraviglia di autorità locali e governative. Chi ben comincia è a metà dell’opera, recita il proverbio. Ma qui di opere da compiere ce ne sono tantissime e appena rispondi ad una richiesta se ne presentano molte altre più urgenti e più necessarie.
I giovani in Eritrea hanno davvero poco dall’amministrazione pubblica del loro paese, eppure sono persone intelligenti e volenterose che se messe in condizione di lavorare o imparare sono abilissime e precise!
La seconda gemmazione, e terza opera salesiana presente nel paese, si trova ad Asmara, la capitale. Qui noi salesiani abbiamo collocato la casa di formazione per i giovani che vogliono diventare salesiani e preti. Non abbiamo alternative: nessun eritreo fino a cinquanta anni può chiedere il passaporto, quindi non possiamo spostare i giovani in formazione salesiana in un altro paese, come ad esempio l’Etiopia che le è vicina. Allora si fa di necessità virtù e così stanno insieme sotto la guida di un bravo e pio sacerdote e di un altro confratello laico, i tre giovani novizi che si preparano alla fine dell’anno ad emettere i voti religiosi, un giovane salesiano in tirocinio pratico e tre studenti di filosofia e teologia che frequentano i corsi nell’unico seminario, a servizio di tutte le diocesi e le congregazioni religiose presenti in Eritrea. Questi giovani in formazione nei fine settimana si disperdono nelle parrocchie della zona circostante e fanno l’oratorio festivo, geniale intuizione di Don Bosco che funziona in tutti i paesi del mondo.
Giampietro Pettenon